Da Mornese a Prohaska Il gregario è Re

05/07/2010 alle 10:39.

IL ROMANISTA (D. GALLI) - NELLE SQUADRE che ambiscono a traguardi prestigiosi, a fianco dei campioni conclamati, dei Ghiggia, dei Falcao, dei Batistuta, tanto per intenderci, necessariamente devono essere presenti giocatori di sostanza, di quantità, che finiscono per fare la differenza. Questo tipo di atleti è arrivato spesso nella capitale con quotazioni e aspettative considerevoli (è il caso di Thern ed Emerson ad esempio), ma non di rado, invece, sono sbarcati nella capitale in sordina. Il capostipite di questo filone di calciatori può certamente essere individuato in Renato Cattaneo

 

Altro acquisto strepitoso, nell’estate del 1941, fu quello di Edmondo Mornese. Il centromediano trentunenne, aveva speso tutta la carriera nel Novara squadra con cui disputò 12 sta gioni. I giornali liquidarono con poche parole la notizia del suo ingaggio (datato 22 luglio 1941), ad accorgersene subito, furono invece i giocatori della Roma. Amadei che lo aveva affrontato da avversario più volte, tirò un sospiro di sollievo: «Non mi

faceva toccare palla quando lo incontravo – ricorda Amedeo – e quindi mi sono detto: “Meno male”». Mornese, schierato da centromediano, giocava con la maglia numero cinque, fungendo da regista della difesa, ma durante il soggiorno nella capitale venne impiegato in caso d’emergenza anche a centrocampo e persino da centravanti. Il suo rendimento, soprattutto nel girone d’andata del torneo 41/42, sarà mostruoso, fornendo un contributo inestimabile alla conquista dello scudetto. Facciamo un grande salto e arriviamo all’estate del 1979. Su pressione di Liedholm, viene ingaggiato Romeo Benetti. Il giocatore è ancora nel giro della Nazionale (e vi resterà fino agli europei del 1980), ma appena arrivato gela la piazza con una dichiarazione che crea più di un malumore. Quando gli chiedono se è contento di essere passato alla Roma risponde: «Si. Di giallo-rosso, finora, avevo solo una cornice. Ora ne avrò anche la maglia e sono fiero d’indossala, a patto che i tifosi non si aspettino lo scudetto». Quando poi gli domandano come si consideri tecnicamente, taglia corto: «Uno che ha tutti i “numeri” del repertorio senza eccellere in nessuno. Diciamo un giocatore medio- alto con doti di “presenza” agonistica sopra la media». La stagione non è ancora iniziata che fracassa la macchina fotografica di un paparazzo. E’ un piantagrane si scrive …. Liedholm, però, ancora una volta ha fatto i calcoli per bene. Benetti ha la grinta e la cattiveria che serve alla giovane Roma. Al suo fianco un giovanotto come potrà crescere bene. La stagione successiva la Roma sarà già pronta per lo scudetto.

Il titolo, però, arriverà solamente nella stagione 1982-83 e ancora una volta con il grande contributo dato da due outsider di lusso, Aldo Maldera ed Herbert Prohaska. Maldera è nato nel vivaio del Milan proprio con Nils Liedholm, che già negli anni 70’ lo considerava: «un mediano da combattimento, ma anche un jolly difensivo che si presta a diverse soluzioni» Scaricato dal Milan (e acquistato dalla Roma nell’ultimo giorno di mercato per 400 milioni, 200 in meno di quanto era costato Valigi …), Maldera viene reinventato come terzino-ala nella Roma campione d’Italia e nella stagione del trionfo sarà titolare inamovibile. Prohaska, pur con due mondiali alle spalle (1978-1982), venne liquidato dall’Inter in tutta furia e il suo arrivo alla Roma, dopo il mancato acquisto di Boniek fu accolto da molti con grande scetticismo. La storia dimostrerà l’importanza fondamentale dell’austriaco, così come nel 2001 Tommasi metterà sul terzo titolo il suo timbro insostituibile.