Candela e Mexes, liberté, egalité, romanité

19/07/2010 alle 05:37.

IL ROMANISTA (D.GIANNINI) - E’ il sesto francese della Roma, ma ha una grande voglia di diventare il primo, il più importante. Jeremy Menez ci proverà, ma non sarà facile. Perché quella tra i colori giallorossi e i transalpini è una storia d’amore recente ma intensa.

E l’addio al calcio della scorsa estate in stile imperiale. Da guerriero, da gladiatore. E’ invece più Rugantino Philippe Mexes, l’altro francese adottato dalla à Eterna. Rugantino per il suo modo di fare, ma anche “mejo fico der bigonzo”, come il premio ricevuto qualche anno fa da Phil a testimoniare la sua romanità. Un legame forte, come quello di Candela, ma con una differenza. Per Vincent il culmine fu toccato nel momento della conquista dello scudetto, per Mexes quando il tricolore è scappato via. Gli abbiamo voluto tutti ancora più bene da quelle lacrime in panchina dopo la sconfitta con la Samp. Ed è quasi certamente merito di Philou, come lo chiamano tutti i compagni, se la Roma ora si coccola un grande Jeremy Menez. E’stato lui, il francese de noantri a prendere sotto braccio il connazionale, a proteggerlo nei momenti difficili, a dirgli anche nei momenti bui che prima o poi il sole sarebbe tornato a splendere. Lo poteva dire con cognizione di causa, perché lui c’era già passato. Il primo anno di Phil era stato da incubo: i 5 allenatori, la retrocessione sfiorata, l’espulsione nel giorno della monetina a Frisk. Eppure si rialzò, facendo leva sulle sue forze, diventando una bandiera della Roma. Quello che spera di diventare Menez, anche lui arrivato in un anno difficile, anche lui finito ad un passo dal ritorno in patria. Ma è tutto passato: questo è il suo anno. L’anno di Jeremy.