
IL ROMANISTA (V.META) - Se la felicità avesse un volto, non ci sono dubbi che sarebbe quello di Valerio Verre. Nellimmediato post partita, il centrocampista classe 94 era fuori di sé dalla gioia. Bandiera tricolore sulle spalle a mo di mantello, unaltra giallorossa in mano, Valerio non smetteva di fare la spola fra la rete che separava la squadra dai tifosi accorsi a bordocampo e il groviglio di abbracci e cori che divampava sul prato.
Il più piccolo dellundici che ha battuto la Juve (come gli ricordano di continuo i compagni per prenderlo in giro) è un giocatore di cui si parla già da qualche tempo. Primi calci allombra della basilica di San Giovanni, nella Romulea, prima del pas- saggio alla Roma nel 2005. Ambitissimo da Fiorentina e Inter appena quattordicenne, Verre è però rimasto in giallorosso. Centrocampista dotato di una classe innata, Valerio si è rivelato estremamente prezioso per la sua duttilità: negli schemi di Stramaccioni, tocca a lui il compito di arretrare sulla linea dei difensori quando i due terzini avanzano. Da piccolo era uno che faceva vincere le partite a colpi di triplette, oggi non ha perso il vizio del gol. A colpire nel suo modo di giocare è soprattutto la capacità di far sembrare facili cose difficilissime. Uneleganza essenziale più che sontuosa. Se nè accorto anche il Manchester United, che qualche mese fa gli ha messo gli occhi addosso. Se glielo ricordano, lui si nasconde dietro un sorriso e scuote la testa. Ha appena vinto uno scudetto. Il suo futuro è adesso.