Un’estate di calciatori, non di comunicati

07/06/2010 alle 10:09.

IL ROMANISTA (P.MARCACCI) - Appartengo alla generazione di quelli ormai prossimi ai primi “anta”, ossia gli abitanti di quel limbo sempre più esteso destinato a chi si sente ancora ragazzo, si comporta come tale ma fondamentalmente comincia a non esserlo più. Premessa necessaria, questa, perché tradotto in termini di tifo romanista vuol dire un pedigree di svariate estati a base di titoloni da calcio-mercato mai tradottisi in realtà, di pie illusioni, di abbonamenti sottosc

differenza. Notti tormentate dagli spettri di Zico, Susic, Vanenburg, Silas, Alemao, Careca, Ferrara…
 
Negli anni, albe di risvegli sempre malinconici. Ecco perché le ormai evidenti rughe d’espressione si strizzano in una smorfia d’incredulità nel constatare che questo primo scorcio di calcio-mercato, che a quei tempi c’avrebbe fatto pernottare a Fiumicino, è accolto da un misto di scetticismo, attendismo, considerazioni varie, cautele d’ogni sorta. Che i tifosi siano cambiati, almeno in parte; che le nuove generazioni (figlie di uno scudetto e di altre soddisfazioni e molto più satolle di noi) abbiano un approccio diverso, più razionale e disincantato rispetto al nostro ci può stare; non è né un bene né un male: è un dato di fatto. Senza generalizzare e senza far riferimento ad alcuna categoria in particolare. Però, provando a razionalizzare, se
non altro per la sopraggiunta (?) maturità, questo abbrivio di calcio-mercato incarnato da Adriano e Simplicio, mi sembra che di inizi così qualitativamente elevati se ne ricordano pochi altri. Cominciamo dal secondo, centrocampista ormai edotto a tutte le malizie del campionato italiano, tatticamente duttilissimo, incontrista di rango affidabile costruttore di gioco, che nell’ultima fase ha migliorato le attitudini offensive; rigorista esperto e dalle doti balistiche supportate dalla statistica. Il fatto che fosse stato ufficiosamente preannunciato già qualche mese fa non diminuisce il pregio dell’acquisto. 
 
Venendo ad Adriano, pur volendo contemplare le vicissitudini “ambientali” che lo riguardano e che si spera a io risolvano presto, non ci possono essere dubbi sul potenziale che la Roma si assicura, anche alla luce dei contrappesi contrattuali con cui la società si è giustamente e preventivamente cautelata. Una puntualizzazione ci pare inoltre doverosa: non sta tornando in Italia quello che era fuggito dall’Inter, sta tornando un giocatore che ha conosciuto un’evoluzione, forse ancora parziale, che comunque si è incamminato verso la riconquista del proprio dirompente potenziale tecnico e che dal punto di vista umano dimostra quantomeno di avere acquisito la forza di scommettere su se stesso, cosa che un paio di anni fa certo non aveva e che anzi mortificava con una reiterata autodistruzione. A me, onestamente, pare già tanta roba, considerando che siamo solo all’inizio. Ma forse io sto diventando più antico di quanto pensi, con questa ostinazione a voler parlare di calcio e calciatori. Il fatto è che ad un’altra estate di Unicredit, Italpetroli, comunicati e rumors eventuali io stavolta non partecipo: ho già dato.