Sensi-Unicredit verso l’accordo

24/06/2010 alle 11:29.

CORSPORT (P. TORRI) - Cinque luglio. E’ la nuova, definiti­va, non un giorno di più, dead line. Quella che ieri, dopo tre ore di faccia a faccia, si so­no date Unicredit e Italpetroli. O si concilia, oppure il professor Cesare Ruperto andrà a sentenza sull’arbitrato, subito, senza più giri di parole, rinvii, se e ma, richieste di clemen­za, appelli alla corte. Tutto fa pensare che si concilierà, se non altro perché, in caso con­trario, le ripercussioni potrebbero essere pe­santi, Roma calcio compresa. E lo sarebbero anche per l’Istituto bancario che ha in mano, comunque, il 49% di italpetroli. Che ci sia l’in­tenzione di conciliare da parte del gruppo presieduto dalla dottoressa Rosella Sensi, crediamo che si possa dire senza più il minimo margine di errore. Anche perché se ci fosse stata rottura non capi­remmo le tre ore di riunione nello studio privato di Ruper­to, il primo ad arrivare, se­gnalato in forma smagliante, seguito dagli avvocati, Anto­nio Conte in gessato d’ordi­nanza per Italpetroli e Carbo­netti per Unicredit. Poi, pochi minuti prima del concordato mezzogiorno, ecco le berline scure con i vetri oscurati. Dal­la prima, guidata da Vittorio, storico autista della famiglia Sensi, scende la dottoressa Sensi, in macchina rimane il consorte, Marco Staffoli, e ci rimarrà, moto­re e aria condizionata accesi, per le tre ore della riunione. Dalla seconda, spunta il pre­stante fisico del dottor Piergiorgio Peluso, di­rigente che è sul podio della gerarchia Uni­credit. Poi ecco l’avvocato Agostino Gambino (Italpetroli) e l’avvocato Valerio Di Gravio (Unicredit). Quando la riunione era già co­minciata da una manciata di minuti, palazzi­na cinque del complesso «Gli Oleandri», ter­zo piano, interno otto, arrivano anche gli al­tri due arbitri, gli avvocati Enrico Gabrielli (Banca) e Romano Vaccarella (Italpetroli).

E’ stato un confronto molto serrato, con il professor Ruperto che è stato cerimoniere di primo livello. Interrotto solo da un breve in­tervallo per fumarsi una sigaretta sul balco­ne, con i giornalisti tutti assiepati davanti al portone, al punto che gli altri condomini (co­sì dicono) hanno chiamato la polizia. In effet­ti è arrivata un’auto, alla stampa è stato det­to di andarsene. Guarda caso un minuto pri­ma che i protagonisti uscissero dal portone dopo essere scesi a piedi (ascensore rotto, maledizione).

Cosa si sono dette le parti? Sono state esa­minate tre, forse quattro proposte di concilia­zione. Proposte che differivano in qualche dettaglio, ma di base, in tutte, c’era la cessio­ne di buona parte degli asset del gruppo Ital­petroli, a partire dalla Roma calcio. Si è an­che discusso di immobili, uno di qua, un altro di là. Cessione che, nel caso, deve intendersi come disponibilità totale della Banca a cede­re questi asset, operazione che Unicredit affiderebbe a un advisor esterno. In questi dodici giorni che ci separano dalla dead line, gli avvocati delle parti continueranno a trattare per arrivare a quella che deve considerarsi la con­clusione più scontata, cioè la conciliazione.

Nel frattempo Italpetroli e la Roma hanno delle scaden­ze che devono (dovrebbero) essere rispettate. Per la socie­tà madre c’è quella della cer­tificazione del bilancio, certi­ficazione che società di revi­sione e sindaci hanno comuni­ di non fare, congelando qualsiasi decisione fino all’esito dell’arbitra­to. La scadenza è il 30 giugno, siamo già fuo­ri tempo massimo, ne è consapevole anche Italpetroli, tanto è vero che l’Assemblea dei soci, fissata per quel giorno, in seconda con­vocazione è stata indetta per il 7 luglio, 48 ore dopo la dead line. Per la Roma la scadenza è l’iscrizione al campionato. Entro domani de­ve essere consegnata in Lega la documenta­zione degli stipendi pagati sino ad aprile, che la Lega poi trasmetterà entro il 30 alla Covi­soc. Servono 19 milioni, le rate dei diritti tv che saranno pagate il primo luglio possono coprire il 50 per cento della cifra. Oggi c’è il Cda della società giallorossa. Dove, potete giurarci, si parlerà di conti. Non dovessero tornare, sarebbe lecito preoccuparsi.