CORSPORT (P. TORRI) - Cinque luglio. E la nuova, definitiva, non un giorno di più, dead line. Quella che ieri, dopo tre ore di faccia a faccia, si sono date Unicredit e Italpetroli. O si concilia, oppure il professor Cesare Ruperto andrà a sentenza sullarbitrato, subito, senza più giri di parole, rinvii, se e ma, richieste di clemenza, appelli alla corte. Tutto fa pensare che si concilierà, se non altro perché, in caso contrario, le ripercussioni potrebbero essere pesanti, Roma calcio compresa. E lo sarebbero anche per lIstituto bancario che ha in mano, comunque, il 49% di italpetroli. Che ci sia lintenzione di conciliare da parte del gruppo presieduto dalla dottoressa Rosella Sensi, crediamo che si possa dire senza più il minimo margine di errore. Anche perché se ci fosse stata rottura non capiremmo le tre ore di riunione nello studio privato di Ruperto, il primo ad arrivare, segnalato in forma smagliante, seguito dagli avvocati, Antonio Conte in gessato dordinanza per Italpetroli e Carbonetti per Unicredit. Poi, pochi minuti prima del concordato mezzogiorno, ecco le berline scure con i vetri oscurati. Dalla prima, guidata da Vittorio, storico autista della famiglia Sensi, scende la dottoressa Sensi, in macchina rimane il consorte, Marco Staffoli, e ci rimarrà, motore e aria condizionata accesi, per le tre ore della riunione. Dalla seconda, spunta il prestante fisico del dottor Piergiorgio Peluso, dirigente che è sul podio della gerarchia Unicredit. Poi ecco lavvocato Agostino Gambino (Italpetroli) e lavvocato Valerio Di Gravio (Unicredit). Quando la riunione era già cominciata da una manciata di minuti, palazzina cinque del complesso «Gli Oleandri», terzo piano, interno otto, arrivano anche gli altri due arbitri, gli avvocati Enrico Gabrielli (Banca) e Romano Vaccarella (Italpetroli).
E stato un confronto molto serrato, con il professor Ruperto che è stato cerimoniere di primo livello. Interrotto solo da un breve intervallo per fumarsi una sigaretta sul balcone, con i giornalisti tutti assiepati davanti al portone, al punto che gli altri condomini (così dicono) hanno chiamato la polizia. In effetti è arrivata unauto, alla stampa è stato detto di andarsene. Guarda caso un minuto prima che i protagonisti uscissero dal portone dopo essere scesi a piedi (ascensore rotto, maledizione).
Cosa si sono dette le parti? Sono state esaminate tre, forse quattro proposte di conciliazione. Proposte che differivano in qualche dettaglio, ma di base, in tutte, cera la cessione di buona parte degli asset del gruppo Italpetroli, a partire dalla Roma calcio. Si è anche discusso di immobili, uno di qua, un altro di là. Cessione che, nel caso, deve intendersi come disponibilità totale della Banca a cedere questi asset, operazione che Unicredit affiderebbe a un advisor esterno. In questi dodici giorni che ci separano dalla dead line, gli avvocati delle parti continueranno a trattare per arrivare a quella che deve considerarsi la conclusione più scontata, cioè la conciliazione.
Nel frattempo Italpetroli e la Roma hanno delle scadenze che devono (dovrebbero) essere rispettate. Per la società madre cè quella della certificazione del bilancio, certificazione che società di revisione e sindaci hanno comunicato di non fare, congelando qualsiasi decisione fino allesito dellarbitrato. La scadenza è il 30 giugno, siamo già fuori tempo massimo, ne è consapevole anche Italpetroli, tanto è vero che lAssemblea dei soci, fissata per quel giorno, in seconda convocazione è stata indetta per il 7 luglio, 48 ore dopo la dead line. Per la Roma la scadenza è liscrizione al campionato. Entro domani deve essere consegnata in Lega la documentazione degli stipendi pagati sino ad aprile, che la Lega poi trasmetterà entro il 30 alla Covisoc. Servono 19 milioni, le rate dei diritti tv che saranno pagate il primo luglio possono coprire il 50 per cento della cifra. Oggi cè il Cda della società giallorossa. Dove, potete giurarci, si parlerà di conti. Non dovessero tornare, sarebbe lecito preoccuparsi.