Montella consola i Giovanissimi: «Si impara anche perdendo»

18/06/2010 alle 12:28.

CORSPORT - Un po' la festa gliel'hanno rovinata. Vincenzo Montella stava per scrivere il proprio nome sull'albo d'oro dei Giovanissimi na zionali al primo colpo. Ha scelto la strada della panchina in estate, ha costruito un gruppo di «montellini», piccolini come lui, tecnici come lui. Ancora non rabbiosi come lui sotto porta. Ne avranno di tempo per volare i suoi ragazzi. Ieri hanno dovuto ingoiare la delusio ne più grossa della loro vita fino ad oggi. Vaglielo a spiegare che le de lusioni saranno altre. O che maga ri fossero solo queste.

Lui finora aveva vinto: il Roma 2001, impor­tante torneo capitolino, in finale contro il Va­lencia; la prima edizione di una Viareggio Cup per Giovanissimi che dalla prossima edizione decollerà.

Bruno Conti gira tra i ragazzi sfiniti, li inco­raggia. « Su, è stata comunque un'annata stra­ordinaria. Siete grandi, coraggio » . E abbrac­cia Montella. Che a questo ruolo di tecnico ci crede. E' il suo futuro, sta facendo il corso di seconda. Non lo dice ma forse un po' la festa gliel'hanno rovinata. Oggi compie 36 anni, ieri erano nove anni dall'ultimo scudetto della Ro­ma: lui era in campo, fece il gol del 2-0 a Parma in quella partita che poi i giallorossi vinsero 3-1 e che portò al tricolore firmato Ca­pello. Ieri, 17 giugno, era vicino al primo scudetto da tecnico. Una sorta di segnale scritto nelle stel­le.

« Non ci ho pensato a questa coincidenza. Vincenzo lo dice ma forse non è proprio così. Forse ci hanno pensato tanto gli altri che me l'hanno gufata ».

Eccoli i montellini, lacrime agli occhi. Non siete i colpevoli del sogno doppietta sfumato undici anni dopo. Siete i protagonisti di un grande sogno, il vostro. Per volare fatevi pren­dere per mano da questo scugnizzo che ha la faccia del ragazzo. E' lì, in piedi davanti alla panchina e li guida, In tuta. Quando c'è il ri­scaldamento si spoglia, ha ancora tanta voglia di calcio nelle vene. E ora la frenesia di inse­gnarlo.

« Loro più ? Per carità sarà vero. Ma noi non abbiamo buttato un pallone e forse eravamo più belli».