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LEGGO (F. BALZANI) - Sarà il giorno del giudizio o il solito fuoco di paglia? Alle 12 di oggi Italpetroli e Unicredit si incontreranno nuovamente di fronte a Cesare Ruperto, presidente del collegio arbitrale, per dirimere lannosa questione legata al debito della società dei Sensi. Se lufficio creditizio parla però di «incontro decisivo», i vertici di Italpetroli invitano alla calma. «Sarà un incontro interlocutorio. La Roma non verrà ceduta oggi», spiega Enrico Bendoni, braccio destro della Sensi.
Il presidente giallorosso ieri era a Milano e non sembrava particolarmente preoccupato dallarbitrato di oggi che potrebbe concludersi con il solito nulla di fatto. E ricordando gli ultimi incontri decisivi niente porta
Il presidente giallorosso ieri era a Milano e non sembrava particolarmente preoccupato dallarbitrato di oggi che potrebbe concludersi con il solito nulla di fatto. E ricordando gli ultimi incontri decisivi niente porta a pensare a qualcosa di diverso. Le minacce fin qui palesate da Unicredit si sono infatti rivelate bolle di sapone. Eppure dallistituto creditizio sono convinti che oggi potrebbe essere scritta la parola fine su una questione che va avanti da mesi.
Dagospia e Mf-Dow Jones ieri parlavano addirittura di «fine dellera Sensi». La presidente di Italpetroli (e dellAs Roma) sarebbe infatti costretta a cedere tutti gli asset (eccetto alcuni immobili) per vedersi annullare immediatamente il debito di 350 milioni. La banca, secondo fonti accreditate, non intende muoversi dalla sua ultima offerta di accordo che prevede anche la nomina di un manager indipendente in grado di gestire la dismissione degli asset. La Roma passerebbe quindi nelle mani di Unicredit (con la Sensi che manterrebbe temporaneamente la nomina di presidente) e Profumo si impegnerebbe nella cessione della società giallorossa ad altri acquirenti. Che per ora non ci sono.
In caso di risposta negativa da parte della Sensi si arriverebbe a uno scontro vero e proprio e sarebbe Ruperto a decidere il destino della holding di casa Sensi. Entro il 31 luglio. Tutto in teoria, tutto al condizionale. Perché fin qui la realtà ha visto solo rinvii, parole di fuoco e una Roma rimasta saldamente in mano alla famiglia Sensi.