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IL ROMANISTA (P.FRANCHI) - OGGI E IL giorno dei moralisti un tanto al chilo, che danno il meglio di sé quando si tratta di sparare sulla Croce Rossa, alzare la voce con i derelitti, sputazzare chi giace esanime al suolo. Non apparteniamo alla categoria (non è un plurale maiestatis: sto parlando di noi romanisti), e dunque ci asteniamo molto volentieri dallinfierire. La partita la avete vista, ogni commento è fuori luogo. Sulle chances di questa Nazionale, ben prima che si involasse per il Sud Africa, non avrei (non avremmo) scommesso un centesimo.
Trovavo (trovavamo) qualcosa di surreale nella storia di un allenatore in uscita speranzoso di congedarsi bene facendo affidamento su un blocco di giocatori, gli juventini, freschi reduci da un campionato tragicomico.
Mi sembrava (ci sembrava) quanto meno curiosa lermetica chiusura dellallenatore in questione alla sola idea di potersi portare appresso qualcuno (i nomi sono sempre gli stessi, Totti, Cassano e, nonostante tutto, Balotelli) che potesse innalzare il tasso tecnico e dare qualche senso alla speranza di andare in gol. E si potrebbe proseguire a lungo, anche perché quel che avevamo visto con i paraguagi e i neozelandesi aveva aumentato a dismisura le nostre (chiamiamole così) perplessità.
Ciò detto, non per Lippi, ma per quei ragazzi che escono di scena così, mi dispiace (ci dispiace) assai. Per tutti, ma ovviamente in primissimo luogo per Daniele De Rossi, che già aveva alle spalle una stagione per tanti motivi difficile. Ieri Daniele ha sbagliato molto, per molti tratti è parso non assomigliare nemmeno un po al fantastico campione che conosciamo: è finito anche lui nel tritacarne.
Ma era chiamato a giocare davanti al proprio portiere per decisione tecnica. E infatti, con lingresso di Pirlo, un po di movimento di palla tra i due si è visto. E nel finale, ancora una volta, è parso lunico possibile alfiere di unincredibile rimonta. Anche se il miracolo non cè stato, a Daniele che mi (ci) sta a cuore come uno di famiglia, chiedo (chiediamo) con affetto di fare ogni sforzo per ricordare in futuro solo quellultimo quarto dora e dimenticare tutto il resto.
Gli slovacchi, che a quanto pare sono gente moralmente assai rigorosa, hanno smentito Umberto Bossi: non solo non si sono fatti comprare, ma ci hanno rifilato tre pallini, e per unora e passa ci hanno pure dominato. Ciò nonostante oggi, oltre alle rampogne sdegnate dei sepolcri imbiancati, dovremo con ogni probabilità sorbirci lazzi e frizzi dei leghisti sostenitori della nazionale padana.
E il prezzo forse più penoso che ci toccherà pagare per la sconfitta dellItalia di cui Roma è capitale. Ma siamo gente forte: tappiamoci le orecchie e Forza Roma alé. Senza dimenticarci però nemmeno per un attimo che la suddetta Italia di cui Roma è capitale è messa malissimo, e una nazionale senza unidea e solo qualche spicciolo di cuore è purtroppo lo specchio fedele dello stato in cui versa il Paese.