Juan: "Roma vinco la Coppa e torno da te"

14/06/2010 alle 11:45.

CORSPORT (A. MAGLIE) - E’ uno dei «pretoriani» di Dunga. Lo ha an­che detto, a chiare lettere: « Lui ha rivalutato il lavoro dei difen­sori ed è un fatto positivo in un Paese in cui si predilige il calcio offensivo ». Al suo secondo tenta­tivo, Juan cerca la grande affer­mazione internazionale che sino ad ora gli è mancata. « Brucia » l'avventura di quattro anni fa, quando il Brasile delle Stelle si segnalò soprattutto per le pole­miche, la vita abbastanza bella e i risultati decisamente deludenti.

LA CHANCE -Per molti dei suoi compagni è l'occasione da non perdere. «Per me, Lucio e Julio Cesar sarebbe straordinario vin­cere il Mondiale dopo aver vinto tutto con l’Inter» , ha detto ieri Mai­con. E lui, Juan, il grande avversario dell’interista nella sfida sull’asse Mi­lano- Roma, per una volta concor­da. Con Lucio, poi, i rapporti sono amichevoli, cementati negli anni della comune militanza al Bayer Leverkusen. D’altro canto nel personale albo d’oro con la Sele­çao manca soprattutto quest’ul­timo, grande successo: due Cop­pe America, due Confederations Cup. Ma si sa, la perla più prezio­sa è il Mondiale e a trentuno an­nipotrebbe non esserci un’altra occasione perché quando Blatter celebrerà il suo Rito in Brasile, di anni lui ne avrà trentacinque: strappare una convocazione non è impossibile ma è impresa diffi­cile.

PENSIERI -Divide il sogno, nelle notti di « esilio » a Ran­dpark, con altri due compagni gial­lorossi, Doni e Ju­lio Baptista. Fonti, tutte e due, di in­quietudini. Il futu­ro di Doni appare incerto e sembra essere entrato nel mirino del Milan. Pubblica­mente, la Seleçao non parla di questi problemi: ordine di Dun­ga, generale dai comportamenti ferrei, ne sa qualcosa Robinho multato e costretto alle pubbli­che scuse per una intervista rila­sciata in un supermercato a unanota emittente televisiva brasi­liana.

Baptista, invece, ha indiretta­mente reso più incandescente la guerra tra il Ct e la stampa. An­zi, Dunga avrebbe deciso il se­condo allenamento a porte chiu­se (una vera e propria novità per­ché il Brasile le porte non le ha mai chiuse, nemmeno nei Mon­diali più polemici) proprio per «causa» sua. Alla base di tutto un intervento duro di Dani Alves in allenamento e la protesta del ro­manista. Il piccolo scontro è fini­to sui quotidiani brasiliani saba­to mattina e puntuale è arrivata la replica di Dunga: tutti fuori. E a nulla è valso l’intervento pub­blico di Felipe Melo: «Siamo tut­ti brasiliani, siamo tutti uniti» . Ora intorno al ritiro di Randpark il muro di impenetrabilità è sta­to ulteriormente alzato. Tra po­che ore si va in campo e Juan avrà le risposte che chiede.