Immenso

15/06/2010 alle 11:32.

IL ROMANISTA (P.FRANCHI) - E CHE POSSO dirvi, lupacchiotti miei? Anche se con voi proprio non ce n’è bisogno, posso dirvi solo De Rossi, De Rossi e, già che ci siamo, De Rossi. Non solo per quel gollazzo in cui c’è tutto Capitan Futuro, ma per un secondo tempo letteralmente assoluto, di quelli che noi conosciamo a perfezione, e mezzo mondo ci invidia. Potrei fermarmi qui. Ma, visto che stiamo parlando della prima partita dei nostri ai

chiarissimo su cosa dovremmo fare affidamento. Noi ci imponiamo di sostenere questa Nazionale
 
Prima di tutto, perché è la Nazionale, e Roma è la capitale di questo disgraziato Paese. Poi, perché c’è, eccome, . E infine perché con un colpo di genio inaspettato, Cannavaro, Buffon e gli altri sono riusciti a dare a questa impresa sudafricana un tocco patriottico e prima ancora antileghista che ce li ha resi simpaticissimi.Vorremmo che quanto meno si piazzassero anche per vederli devolvere una parte consistente del loro premio al fondo per la celebrazione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia; e anche per poter fare, di conseguenza,un bel marameo a Calderoli, e magari pure a Maroni che, intelligente com’è, in Sudafrica Daniele,reo di aver esercitato la propria libertà d’opinione, non lo avrebbe portato. Tutti questi sono ottimi motivi per tifare l’Italia, e noi la tifiamo. Poi, certo, anche in questi mondiali, sin qui, calcisticamente parlando, alquantoscalcagnati, per vincere, o almeno per piazzarsi, bisognerebbe pure giocare a pallone. E qui le cose si fanno più complicate. Molto più complicate. Perché Lippi, piaccia o no, è Lippi, e dunque, alla faccia di tutti, ha fatto gruppo. In campo c’era gente combattiva, anzi, assatanata, che è rimasta compatta, ha combattuto su ogni pallone, non ha mai tirato indietro la gamba e fino al termine della partita ha dato l’anima: onore al merito. Ma basta? Egoisticamente parlando, io sono felicissimo che se ne stia tranquillo in vacanza. Però continuo a chiedermi come si fa a pensare che una squadra possa puntare a vincere qualcosa giocando così, senza un’idea, un lampo, un’invenzione. Guardavo l’Italia, nel finale, venire avanti mugghiando a testa bassa, speravo ardentemente che qualche capoccia o qualche stinco azzurro spizzasse in porta il pallone, ma non ci credevo. A un certo punto (ho i testimoni) mi sono tornate alla mente le parole di Goethe morente: "più luce". Però l’unico in grado di accenderla stava dall’altra parte del mondo, a guardare la partita in tv. Torna in gran forma, Francesco, ti aspettiamo.