
IL ROMANISTA (D.PASTORIN) - Lurlo di Marco Tardelli al "Santiago Bernabeu" dopo il suo gol (il secondo per gli azzurri) alla Germania Ovest nella finale del Mundial 82 diventò il manifesto del calcio internazionale, non soltanto del nostro.In quella notte di delirio collettivo, di felicità universale, con il presidente partigiano Sandro Pertini felice come un bambino in tribuna donore. Una Coppa del mondo non è fatta soltanto di gol e autogol, di parate strepitose o di papere epiche.
Jong Tae-Se è un idolo in Giappone, dove è nato: gioca e segna per il Kawasaki, per i tifosi nipponici è "il Rooney asiatico". Poteva scegliere la nazionalità giapponese e persino quella sud- coreana, ma ha preferito non tradire le sue radici, e ha detto sì alla Corea del Nord, una delle nazioni più misteriose, più chiuse, più indecifrabili. Una nazione che mancava a una manifestazione mondiale da 44 anni, da quando, in Inghilterra nel 66, umiliò la nazionale di Mondino Fabbri, per 1-0, rete dellormai mitico Pak Doo Ik. Una nazione che, di certo, non riempie di denaro i propri giocatori. Ma Jong Tae- Se ha fatto una scelta di vita, in Sudafrica vuole onorare quella che sente, profondamente, la sua gente. La sua capitale ideale è Pyongyang. Contro il Brasile, ha mostrato di possedere coraggio e talento. E servito il miglior Juan per impedirgli di fare danni. Ma Jong Tae-Se ha già vinto la Coppa dei sentimenti. Il trionfo delluomo prima che del calciatore.