De Rossi: «Italia, il gol più bello Ma l’1-0 è solo colpa mia»

15/06/2010 alle 10:30.

GASPORT - A pochi chilometri, presso il Groote Schuur Hospital di Città del Capo, 43 anni fa il mondo cominciò a cambiare ancora. Questione di cuore. Quello che - per la prima volta nella storia - Christian Barnard trapiantò nel petto di

In fondo, è quanto sta cercando di fare Lippi con questa Nazionale: trapiantare il cuore di Berlino su un altro organismo azzurro a caccia di avvenire. Complice anche la sfortuna, l’intervento sembrava fallito. 

Il Paraguay sanciva la crisi di rigetto, finché da un mucchio selvaggio è spuntato lui, DanieleDe Rossi, il filo conduttore tra passato e presente.

Addio polemiche Già, perché era stato proprio il ragazzo di Ostia a raccontare come il Mondiale di 4 anni fa non lo sentisse suo fino in fondo. Colpa della gomitata al viso dello statunitense McBride, che costò all’azzurro 4 turni di stop e una valanga di polemiche.

E siccome il destino ama ripetersi, Daniele ha ricominciato l’avventura di Coppa quasi da dove l’aveva lasciata: dalle polemiche. Colpa delle critiche alla tessera del tifoso e agli eccessi della polizia, che gli sono valse una dura reprimenda da parte dei vertici del Viminale e dalla stessa Figc.

Il più importante Poi per fortuna il pallone ha cominciato a rotolare e la sua grinta è stata l’additivo che occorreva perché il trapianto di cuore azzurro riuscisse. «Nove gol in Nazionale come Sono tanti - dice il protagonista,benedetto anche da Bruno Conti -. Questo per me forse è il più importante in Nazionale, se non conto il rigore con la Francia. Abbiamo giocato bene, ma siamo stati ingenui, a partire da me, che ho sbagliato a far segnare il mio uomo di testa. Poi però potevamo vincere, anche se ci manca la zampata vincente sui 30 metri. Se non ce l’hai è dura contro squadre che firmerebbero per un pari. Ci manca ? Uno come lui manca a tutti, non ce l’ha nessuno, neppure il Brasile, ma avuto dei problemi fisici e Lippi ha fatto altre scelte. E poi delle sue qualità ci si ricorda solo quando non c’è. Comunque questa Italia gioca per sempre per vincere, ma il girone non è facile né scontato. Ora dobbiamo crescere insieme come nel 2006. A Pepe, prima di entrare, ho ricordato da dove siamo partiti, dai tornei giovanili, dai campi in terra battuta. Siamo tornati ad essere quella squadra che non si era vista col Messico. Questo è un pari che lascia ben sperare. E state sicuri che contro Brasile, Argentina e tutte le grandi - anche se un paio hanno qualità superiori - non partiremo mai sfavoriti. D’altronde è così: il bicchiere per noi è mezzo pieno e per voi giornalisti mezzo vuoto, come sempre». Stavolta, però, basta per dissetarci, anche perché l’impressione è che questo gol significhi tanto. Non solo perché Daniele sembra essere sempre di più quel Capitan Futuro che ha scritto anche sui parastinchi azzurri, ma soprattutto per lo spicchio di speranza complessiva che lascia intravedere.

Se il cuore azzurro batte, in fondo, significa che l’eredità di Berlino non è stata ancora dispersa.