De Rossi: "Guferò contro la Padania"

19/06/2010 alle 11:43.

LIBERO (T. LORENZINI) - "Quando la Padania farà il Mondiale, tiferemo contro". Probabilmente perché impegnato nel ritiro del Sestriere, Daniele De Rossi non sa che i verdi del Po la loro Coppa del Mondo l’hanno appena giocata e addirittura vinta,

, simpatizzante per Forza Nuova ma forse no (tempo fa affermò di essere stato frainteso, dichiarandosi soltanto un sostenitore della triade valoriale Dio-Patria-Famiglia) proprio non ce la fa a resistere, quando gli sventolano davanti il fazzoletto verde diventa un toro, un’idiosincrasia con la politica e con certa politica che due settimane fa lo ha cacciato nei guai (la querelle con Maroni sulla tessera del tifoso), dai quali deve sempre uscire di fretta a marcia indietro. Lui, che giorno dopo giorno, sia sul campo sia fuori sta invece emergendo come leader di questa nazionale, nei fatti e a parole, nei gol e nel carisma.

È vero, ci lamentiamo sempre che i calciatori devono ragionare con i piedi e non con la bocca, perché non sai mai che svarioni ti tirano fuori; ma ha testa e palle, lo sappiamo, ce l’ha già dimostrato: per questi Mondiali basta così, anche se lo spettacolo visto finora «nun me pija...», si limiti al pallone, le sortite nei dintorni del Palazzo son più che sufficienti, non si travesta da capopopolo.

«Sono tutti tifosi dell’Italia, agli Europei più del solito e ai Mondiali ancora di più - ha spiegato in conferenza stampa, dove si è presentato con tatuaggi in vista,“ ciuffo gellato” e una incipiente barbetta alla compagno Folagra, -. C’è sempre qualcuno che deve fare il diverso e tifare contro, non è la fine del mondo. Se tifassero contro 10 milioni di persone, forse ci sarebbe qualcosa di strano. Ma se è un’emittente così piccola, non è una cosa preoccupante. Io - dice il centrocampista della Nazionale - sono il primo a dire che ognuno è libero di fare ciò che vuole»

E in attesa di vedere un giorno le maglie verdi della Padania sfidare quelle azzurro sabaudo dell’Italia, chiude l’argomento occupandosi di farci sapere quello che per diplomazia e scaramanzia non si dice mai, ma «realisticamente, l’Italia deve arrivare tra le prime quattro. Non passare il girone sarebbe un fallimento assoluto, uscire agli ottavi un fallimento. Se poi ai quarti trovi la Spagna, te la giochi. Ma siamo da prime quattro, e in semifinale tutto può succedere. Perdere con la Nuova Zelanda sarebbe come se gli All Blacks uscissero al primo turno dei mondiali di rugby: con tutto il rispetto, siamo l’Italia e non ci penso nemmeno. Però stiamo attenti a non complicarci il cammino. Visto quel che è successo alla Francia? Se i Bleus escono, non sono felice, non li odio... ». Tanto lui, ai galletti, ha già tirato il collo quattro anni fa.