Daniele più di Zoff e di Rivera

27/06/2010 alle 06:21.

IL ROMANISTA (M.IZZI) - Daniele De Rossi lo ha detto subito dopo la conclusione del match che ci ha spedito fuori dal Mondiale: «Adesso la delusione è grande, ma credo che per me ci saranno ancora belle giornate da vivere in azzurro». La pensano in questo modo moltissimi tifosi della Roma e se così sarà, Daniele è destinato a frantumare molti record.

Proprio contro i Glasgow Rangers, in una Roma ancora imballata, Daniele, casacca numero quattro sulle spalle, realizzerà il gol della bandiera della Lupa raccogliendo gli elogi sperticati di quel tecnico che a breve tornerà ad essere la sua guida in azzurro. Per coloro che dovesse avere dei dubbi sulla possibilità di di prendersi una rivincita con la maglia azzurra, abbiamo pensato di rispolverare alcuni precedenti clamorosi che riguardano Gianni Rivera e Dino Zoff. All’indomani dell’eliminazione dell’Italia dai Mondiali del 1966, Rivera, che era sceso in campo nella catastrofica gara contro la Corea del Nord, venne fatto a pezzi da Gianni Brera che lo accusò di aver spinto il C.T. Fabbri a mandare all’aria il reparto difensivo per una polemica con l’interista Picchi. Pak Doo Ik, il dentista coreano che ci aveva affondato, aveva costruito l’azione del gol decisivo proprio strappando la palla dai piedi di Rivera ... aveva poi corso per una decina di metri e battuto in diagonale Albertosi regalandoci una sconfitta impossibile da dimenticare. La delusione fu tale che inizialmente Fabbri aveva annunciato ai suoi ragazzi che ciascuno sarebbe rientrato in Italia con “mezzi propri”, poi Artemio Franchi riuscì a farlo rinsavire e la squadra atterrò, notte tempo, a Genova, accolta dal lancio di pomodori. Mario Gismondi scrisse: «Era giusto che finisse a pomodori, l’uovo marcio è troppo fine. Il fischio era troppo poco. La pietra troppo selvaggia.

L’arancia guasta molto signorile, ma balisticamente pericolosa. Il finocchio e la rapa poco rappresentativi. No era giusto che finisse con i pomodori». Due anni più tardi l’Italia e Rivera si laureavano campioni d’Europa, quattro anni dopo, la sua esclusione dalla finale Mondiale avrebbe fatto scrivere al nemico di sempre Brera: «Devo ammettere che qualche suo lancio nel secondo tempo, avrebbe potuto cambiare un po’ le cose. Riva e Bonimba aspettavano invano una palla decente da giocare e concludere». Per concludere eccoci al “monumento” Dino Zoff. Il 24 giugno 1974 rientrò dai Mondiali di Germania atterrando all’aeroporto di Malpensa. Il pulmino lo attendeva, scortato da una macchina e da sette gipponi della , a nove metri dall’aereo dell’Alitalia. Duemila tifosi erano lì per rimproverargli il gol subito contro Haiti. Quattro anni più tardi andrà ancora peggio. Contro l’Olanda, durante la semifinale Mondiale incassa un gol da 40 metri da Brandts che fa infuriare anche Bearzot. Zoff aveva subito una carica da Neeskens che lo aveva lasciato dolorante. Invece di accartocciarsi sul pallone e recuperare, aveva spedito la sfera in fallo laterale. L’Olanda in barba alla cavalleria aveva rimesso in gioco e dopo due scambi era arrivato il gol, con un Zoff che non riusciva a stare in piedi. Arrivò in seguito anche il gol di Haan sempre da fuori area. Al ritorno in Italia il fu linciato mediaticamente, accusato di aver fatto perdere il Mondiale all’Italia. Quattro anni più tardi, da capitano (destino che potrebbe replicarsi per ) alzava la Coppa del Mondo al cielo di Madrid.