GASPORT (A. CATAPANO) - Lultimo pellegrinaggio, sabato scorso, dallamico Gianni Letta, non è servito a granché. Tanta solidarietà dal sottosegretario, ma in questo momento tra manovra economica, intercettazioni e inchieste lei capirà non cè proprio il tempo di occuparsi dei guai di Italpetroli, la holding con cui la famiglia controlla la Roma. La crisi si è abbattuta come un uragano su quel che resta di una società un tempo leader nello stoccaggio petrolifero.
«Il 13% dellItalia si muove con il mio petrolio», disse una volta Franco Sensi. Crac vicino Oggi, sono tempi duri per Rosella. I risultati della Roma lunica soddisfazione recente. Ma la squadra costa. Mentre la piattaforma nel porto di Civitavecchia è in disuso, i depositi praticamente deserti, il progetto di Gioia Tauro morto. Messi in vendita ormai da tempo, dovevano sistemare le cose, ma non se li è comprati nessuno. E i debiti intanto galoppano come il debito pubblico. Ormai è difficile anche quantificarli: 400? 500? Stando agli ultimi dati, sono almeno 325 con UniCredit e un centinaio con Monte Paschi di Siena. Senza calcolare gli interessi, e i debiti con fisco, fornitori e dipendenti.
La Italpetroli rischia di fallire, e di portarsi dietro le sue controllate, Roma in testa. Sindaci e revisori dei conti della Bdo avrebbero già comunicato alla Sensi lintenzione di non firmare e, quindi, non certificare il bilancio 2009, da chiudere entro il mese di giugno. Manca la continuità aziendale come lanno scorso, noi stavolta non firmiamo, il senso del messaggio recapitato alla famiglia. La Italpetroli finirebbe al tribunale fallimentare e le conseguenze sarebbero molto gravi anche per la Roma.
Lultima ciambella A meno che Rosella Sensi, in balia dei mari, non decida di afferrare lultima ciambella che UniCredit, già detentrice del49% di Italpetroli, intende lanciarle: debiti azzerati in cambio della cessione immediata alla banca degli asset principali del gruppo. La piattaforma, i depositi, la Roma innanzitutto. A lei e alle sorelle, sgravate dai debiti, resterebbe la proprietà di qualche immobile (e le parti starebbero già trattando sulla quantità), la banca sarebbe finalmente padrona del destino della Roma. E, ovviamente, cesserebbero di colpo tutti i procedimenti giudiziari pendenti, a cominciare dallarbitrato. Sempre che la Sensi decida di accettare la proposta della banca. Domani sembra il giorno giusto per ascoltare la sua risposta: i legali delle parti si vedranno nello studio del professor Cesare Ruperto, presidente del collegio arbitrale, Francesco Carbonetti per Unicredit e Agostino Gambino per la famiglia Sensi, oltre agli arbitri. Non sarà una normale udienza arbitrale (il cui esito, peraltro, è ancora lontano), ma forse un giorno da ricordare nellepopea dei Sensi. E nella storia della Roma.