Adriano: "Io sono pulito"

08/06/2010 alle 12:42.

IL MESSAGGERO (S.CARINA) - Adriano si confessa. Ha visto, ascoltato, letto molto sul suo conto nelle ultime settimane. Forse troppo. E allora, prima di lasciare Rio, ha deciso di raccontarsi alla sua gente, quella che molte volte lo ha giudicato «per quello che non sono. Vorrei che si parlasse di me non per la mia vita privata. Criticatemi se sbaglio un gol, non per altro». Ieri all’ora di pranzo è arrivato a Milano

Poi in serata è atterrato a Roma dove stamattina effettuerà le visite mediche e firmerà il contratto. Non per questo ha già dimenticato la sua avventura al Flamengo: «E’ stata una bella esperienza e state certi che me ne vado sereno, a testa alta – ha spiegato prima di partire a “Record tv” - Torno in Italia per saldare un debito. Sono andato via 14 mesi fa fuggendo, senza dare spiegazioni. Addirittura il mio contratto non era nemmeno scaduto ma sono sparito ugualmente, rescindendo l’accordo. Torno a Roma per dimostrare a tutti chi sono. In realtà più che agli altri lo voglio dimostrare a me stesso».

In Brasile nelle ultime settimane si è parlato molto del suo presunto coinvolgimento in un passaggio di denaro con il narcotrafficante Fabio Atanasio. Per la prima volta, spiega cosa è accaduto: «E’ vero, mi sono stati chiesti dei soldi per fare una festa per i bambini nella favela di Vila Cruzeiro. Io, però, non ho voluto dare del denaro direttamente. Con mia mamma abbiamo deciso di comprare dei pacchi alimentari, dei giocattoli, abbiamo organizzato un churrasco enorme per tutti quanti. E’ questo l’aiuto del quale tanto si parla, che poi è quello che faccio a Natale, nel giorno della festa dei bambini e in tutte le festività ricorrenti. Posso parlare guardando chiunque negli occhi, senza timore di essere smentito».

Non si tira indietro nemmeno quando gli chiedono delle foto che lo ritraggono con un mitra in mano e facendo il gesto del gruppo criminale “Comando Vermelho”: «Stavamo solo giocando, nessuna apologia, nessun appoggio alla fazione. Eravamo in cucina, tre anni fa in Italia. Il mio mitra era di quelli giocattolo mentre quello del mio amico, ricavato da un abatjour. Perché è uscita solo ora? Non lo so, c’è molta gente che non mi può vedere e non so perché...».

Guarda il suo interlocutore e prima che gli venga posta una nuova domanda si lascia andare ad una lunga riflessione: «Viviamo in una società dove nessuno vuole il bene dell’altro. E’ difficile perdonare una persona: è questo che sta mancando nel nostro paese. Dobbiamo imparare a non giudicare gli altri. Le persone che mi conoscono sanno chi sono, cosa penso e come sono fatto. Ho provato ad eclissarmi ma a volte quello che dicono o scrivono su di te fa male lo stesso. Puoi esser famoso quanto vuoi ma rimani sempre una persona con una famiglia, amici e affetti. Di me hanno detto tutto: che mi drogo, che sono un bugiardo, che sono un trafficante di droga, che ero morto. Tutte bugie. Mi dispiace soprattutto per mia madre che soffre quando sente parlare di me in questo modo. Quando accade provo a rassicurarla, ricordandole che nella nostra vita abbiamo superato ostacoli maggiori. Come quando eravamo poveri e nonna vendeva verdura ai mercati: ripensiamo allora ai sacrifici che hanno fatto per farmi crescere, diventare un uomo e un giocatore affermato».

Negli occhi gli si legge voglia di rivalsa, anche per dimenticare la mancata convocazione ai Mondiali: «E’ un po’ frustrante non esserci. Ci speravo, come se lo auguravano i miei amici e le persone che mi sono vicine. E’ una scelta, quella di Dunga, che comunque ho accettato perché lo conosco e so che se non mi ha convocato non lo ha fatto per farmi un dispetto. E’ chiaro, ci sono rimasto male, ma la vita continua». Poi ammette: «Quanto ha influito la mia vita extra-campo? Sicuramente molto. Dunga continuava a telefonarmi ma ero tranquillo perché a volte le cose che scrivevano sui giornali non erano vere. Altre volte dovevo ammettere di aver oltrepassato il limite». Limite che ora ha voglia di tenere sotto controllo: «Quella che sta iniziando è una sfida che voglio vincere. Mi sento maturato e responsabilizzato. In passato ho commesso degli errori ma ho imparato che nella vita quando cadi devi imparare a rialzarti». Già, boa sorte Adriano.