Adriano a casa: "Roma come Rio, qui rinascerò"

10/06/2010 alle 11:17.

GASPORT (A. CATAPANO) - Abituato alle iene dei giornali brasiliani — l’ultima conferenza al Flamengo fu condotta come un interrogatorio —, i colleghi romani devono essergli sembrati degli agnellini. «Non mordono — lo hanno tranquillizzato prima di mandarlo in sala stampa —, ti basterà essere te stesso e non nascondere nulla». E così, il fu Adriano Leite Ribeiro si è presentato senza maschera e senza paura di farsi guardare dentro, pronto a cominciare un’altra vita. «Io sono questo. Ho sbagliato e ho imparato la lezione. Qualcuno mi ha dato un’altra chance e stavolta intendo sfruttarla», la sintesi del suo pensiero.

In famiglia Chi gli ha dato questa occasione non è una normale società di calcio. Adriano ne ha colto subito il volto umano. Contattato da , Ranieri («Mi ha chiesto di essere sempre sorridente») e ieri anche da . «Mi hanno accolto benissimo. Non che l’Inter non lo fosse, e anzi Moratti mi è stato vicino — racconta —, ma la Roma è davvero una famiglia, in cui ognuno si preoccupa dell’altro. Anche per questo sono convinto di aver fatto la scelta giusta, qui potrò rinascere». Come calciatore, ma prima come uomo. La sua famiglia — in attesa che a Roma si stabiliscano figlio, mamma e nonna, cui è legatissimo — ha facce e compiti diversi. Ha la dolcezza di Daniele Pradè, e l’entusiasmo con cui lo ha convinto a tornare in Italia. «Adriano è un ragazzo semplice con una valigia carica di sogni», dice il d.s. Ha l’emozione di Rosella Sensi, uno scricciolo accanto al quintale del campione. «Adriano non è una scommessa, ma una certezza — giura —. Lo seguivamo da tempo, arriva al momento giusto. Vinceremo insieme». E ha la fermezza di Gian Paolo Montali, cui toccherà la parte del «cattivo», la più tosta, ma qualcuno doveva pur farlo. «Non lo molleremo un istante — dice —, adesso ci aspettiamo che mantenga tutte le promesse». Perché — e alla Roma lo sanno bene — non saranno tutte rose e fiori. Lo dimostrano le clausole inserite nell’accordo integrativo firmato ieri sera prima di partire per la Sardegna. «Le ho lette, le ho accettate senza problemi — assicura Adriano —. Devo prendermi le mie responsabilità. Sono pronto, più maturo, voglio dimostrarlo».

A dieta La maglietta numero otto gli tirava un po’. «Sono sovrappeso, mi sono lasciato andare e sono stato fermo — ammette Adriano —. Ma in breve tempo tornerò in forma». Ai tifosi — cinquemila al Flaminio tra magliette giallorosse, bandiere del Brasile e vuvuzelas de’ noantri — ha detto quello che tutti si aspettavano: «Roma è come Rio. Questa è casa mia. Difenderò la maglia con tutte le forze. Faremo una grande stagione. Voglio battere l’Inter. Daje Roma daje ». Arrivederci al 1˚ luglio. «Sarò un altro». Meglio se sarà la metà.