IL ROMANISTA (M.GIAMMARIOLI) - Mi sono quasi sorbitoper intero la conferenza stampa-show di presentazione di Josè Mourinho al Real Madrid e devo dire che ne è valsa la pena. Ne è valsa la pena non tanto per le risposte date dal sedicente Special One alla folta platea assetata di bere il suo verbo quanto per la curiosità di vedere quale tattica avesse deciso di adottare il tecnico portoghese al suo esordio su una delle più prestigiose panchine del mondo del pallone.
Fa il modesto ma ricorda di aver vinto in Portogallo, in Inghilterra e in Italia e fa intendere che un tecnico non può definirsi grande se non vince alla guida del Real. In definitiva il solito Mourinho: presuntuoso e arrogante pur nella sua falsa modestia; il solito Mourinho che sicuramente ha dimostrato di non essere un pirla ma che deve stare attento a non voler fare troppo il furbo. Lui è abituato a far salire lasticella ogni stagione e finora ha avuto ragione grazie anche ai vari Abramovich, Moratti ed ora Perez che gli hanno garantito credito illimitato ma a forza di salire cè il rischio che lasticella potrebbe collocarsi, prima o poi, ad una misura insuperabile. E quando inevitabilmente ciò accadrà che ne sarà dello Special One? Sinceramente ce ne frega il giusto, e cioè niente, ma soltanto perché adesso il portoghese è un problema dei colleghi spagnoli e delle formazioni che dovranno incontrarlo nella Liga. Lo confesso: vederlo nella sala stampa del Bernabeu e pensare che ci saranno risparmiate le sue conferenze stampa, i suoi proclami e le sue sceneggiate, mi ha procurato una diffusa sensazione di benessere come non avvertivo da tempo e quasi quasi me lo ha reso meno antipatico. Tra laltro il rischio di rivederlo contro la Roma è ancora lontano, essendo sia noi che il Real in seconda fascia nella prossima Champions e, difficilmente, potremmo incontrarlo prima degli ottavi di finale (ammesso che ci arrivi).