"Vi vogliamo sempre al nostro fianco"

27/05/2010 alle 10:12.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - CI SONO cose che chi non è tifoso della Roma difficilmente riesce a capire. Anzi, è quasi impossibile. C’è – e ci sarà sempre – un motivo per cui la canzone “Voglia di stringersi un po’” diventa l’accompagnamento musicale di questa splendida stagione. Perché quella voglia fa parte del tifo romanista. E’ nel suo Dna. Oggi, domani e sempre. Per questo chi non è della Roma non potrà mai capire quello che di straordinario è successo ieri a Trigoria. Le parole di Perrotta sintetizzano tutto: «A vedervi tutti qui il rammarico cresce. Porca put…». Gli occhi

put…». Gli occhi chiari di Menez, che scrutano ogni dettaglio, pure. Il sorriso dei bambini, contenti di poter vedere così da vicino i loro beniamini, idem.

I TIFOSI La notizia, lanciata dalle radio e ripresa da siti e giornali, aveva cominciato a circolare già da una settimana: mercoledì tutti a Trigoria per ringraziare la squadra e, soprattutto, dire “no” alla tessera del tifoso. «Non sarà assolutamente una giornata di contestazione – avevano ribadito i gruppi della Sud – ma faremo un applauso al mister e ai giocatori. Poi, in maniera civile, faremo sentire il nostro dissenso, la nostra voce, nei confronti di questo provvedimento». E così è stato. Sotto un sole meraviglioso, duemila romanisti hanno dimostrato, ancora una volta, di cosa sono capaci. Molto più belli e innamorati di quelli che, appena qualche giorno fa, hanno hatto due o tre ore di festa a Milano. I primi arrivano intorno a mezzogiorno. Sciarpa in vita «perché al collo fa troppo caldo» e bandiera in mano. I ragazzi della Curva hanno sistemato, a , un tir che facesse da palco per la manifestazione. Poi, hanno appeso i loro striscioni. Tra questi Fedayn, Padroni di casa, Arditi e Royalist. Ai lati del piazzale, e lungo

tutto un lampione, vari striscioni. Con una sola scritta: “No alla tessera”. Verso l’ora di pranzo, la folla aumenta. Arrivano i ragazzi all’uscita da scuola «domani me interroga matematica, me sa che me butto malato», le mamme con le carrozzine (c’era anche Aurora, un mese e mezzo e tanti capelli neri), e persino gli impiegati che uscivano dall’ufficio. Bellissima la scena di un ragazzo, Mauro, che è sceso dall’Alfa Romeo tirata a lucido in giacca e cravatta. Ha aperto il portabagagli e ha indossato la maglia numero 94 di Menez: «Ho preso il pomeriggio libero. Per dire no a questa schedatura gravissima che è la tessera del tifoso e per abbracciare ‘sta grande squadra». Sono le 14 quando il traffico comincia ad aumentare in entrambi i sensi di

marcia. Via di Trigoria è un fiume di bandiere giallorosse. Un vigile commenta: «Questi so tutti matti. Pensa se

avessero vinto lo scudetto
». Qualcuno sente e risponde in malo modo. Ma è un attimo. Perché, comunque, è una giornata di festa. Dal palco arriva un po’ di musica e qualcuno scherza: «Ma che oggi c’è anche l’elezione di miss Trigoria?». Viene comunicato che parte dell’allenamento sarà visibile al pubblico. Tutti vanno sul campo dove solitamente gioca la Primavera, che qualche minuto dopo le 15 viene aperto. Boato. Si entra,

qualcuno si sistema sulla tribunetta, qualcun altro si diverte a fare i gavettoni. Partono i primi cori. “Quando

l’inno si alzerà, tutto il mondo tremerà”. In quel momento entra la squadra. L’applauso tra la Roma e il suo pubblico è reciproco. sorride, Mexes pure, Menez idem. E questa è una notizia. I giocatori, agli ordini di Ranieri, corrono e sudano. Il caldo è terribile. Passa così un quarto d’ora e Alessandro, mentre beve l’ennesima bottiglietta d’acqua, suggerisce: «Ma non si potrebbe fare questa cosa almeno una volta al mese? Stiamo qui, buoni buoni… Non succede niente». La squadra termina l’allenamento, passando accanto alla rete di protezione per dare il “5” a tutti i tifosi in prima fila. «Verremo dopo sul palco» fanno sapere i giocatori. E i tifosi tornano nel piazzale. Dove la festa, e la protesta, stanno per avere inizio a tutti gli effetti.



LA SQUADRA Sul palco, in attesa di Ranieri e dei giocatori, sale il comico Antonio Giuliani. «Sono qui – spiega – perché anche io sono contrario a questa tessera». Giuliani indossa una maglietta bianca di e si diverte a scherzare col pubblico, finché qualcuno non gli chiede di interpretare l’antico romano, uno dei suoi personaggi più esilaranti. Detto, fatto. Si ride a Trigoria. E si canta anche. Viene messo l’inno di Lando Fiorini,

cantato a squarciagola da giovani e meno giovani. Lo sa persino una ragazzina di dieci anni «perché – spiega divertita a una tv nazionale – mio padre ce li fa sentire sempre». Poi tocca a Vittorio Lombardi che presenta una nuova versione di Campo Testaccio. Duemila persone cantano con lui. Che, inoltre, regala ai presenti anche una versione inedita di “Voglia di stringersi un po’”. E’ un momento magico. Sembra di rivedere, negli occhi e nel cuore, tutte le immagini della straordinaria cavalcata di quest’anno. Dai fischi col all’invasione d’amore di Verona. E si diceva di noi… Nessuno lo può capire. Le bandiere sventolano, lo striscione con scritto “Ti amo” è il più alto di tutti. In quel preciso istante, sono le 16.26, Vucinic fa doppietta alla Lazio, Julio Sergio para su Mauri, fa tripletta al Bari, Riise segna a Torino. E’ tutto un attimo.

Continuano gli interventi, poi alle 16.35, sale sul palco la squadra. Ancora in divisa d’allenamento, il capofila è Taddei, l’ultimo . I giocatori sono estasiati, commossi e divertiti da quello che vedono davanti a loro. Il primo a prendere la parola è Ranieri. Gli viene chiesto «
mica di vincere tanto: solo scudetto e ». Il mister sorride, prende il microfono e dice: «Quest’anno l’unione tra noi e voi è stata decisiva, siete stati una componente fondamentale. Non mi piace fare promesse, come sapete, ma posso garantire che noi non ci arrendiamo. Vogliamo superare gli 80 punti, poi vedremo quello che succederà ». Qualcuno propone che il mister diventi sindaco. Lui fa l’ennesimo sorriso e poi passa il microfono al . Nel frattempo, parte un coro contro la Lazio. “Chi non salta della Lazio è”. Mexes, con la maglia e i guanti da , salta più in alto di tutti e prende a botte in testa Cerci. Menez, in francese, dice a Faty, anche lui in divisa da : «Sono bellissimi». E sorride di nuovo. , al primo momento di silenzio, prende la parola. Poche frasi, ma che pesano come macigni: «Ringrazio a nome di tutta la squadra questa magnifica gente. Noi vi vogliamo sempre al nostro fianco. Giudicate voi il senso di quello che sto dicendo». Il popolo giallorosso applaude. si emoziona e il sorriso che fa a un bambino in prima fila è la cosa più dolce del mondo. Mexes continua a incitare la folla, è felice come poche volte e firma autografi a tutti. Un ragazzino gli chiede: «Filì, che te ne vai?». E lui: «No, ’ndo vado?». Il bimbo guarda il papà soddisfatto. Tocca a Simone Perrotta: «A vedervi qui cresce il rammarico. Porca put…, porca put…». E ‘ un’ovazione assoluta. Il numero 20 è, a tutti gli effetti, un idolo della tifoseria. Ancora applausi, ancora un boato. Lo stesso che poi tocca a Marco Cassetti, emozionatissimo. L’eroe del derby d’andata non fa che ripetere «siete meravigliosi», così come Taddei, a cui i tifosi chiedono “Firmace il contratto”. Lui non risponde. Però poi dice: «Mi fate piangere, mi riempite il cuore di gioia. L’anno prossimo ci riproveremo ». Con la testa fa cenno di sì pure Julio Sergio, che il contratto l’ha firmato ma deve ancora annunciarlo. Se un anno fa gli avessero detto che sarebbe diventato uno dei simboli della Roma di Ranieri probabilmente si sarebbe messo a ridere. Adesso, a un tifoso che gli chiede: «Resti, sì?», risponde: «E certo». Al futuro è rivolto anche il pensiero di Alessio Cerci che chiude così: «Spero di riuscire a vincere lo scudetto con voi».

UNICO GRANDE AMORE Se ce la farà nessuno può dirlo. Ma su una cosa, Alessio e gli altri, potranno sempre fare affidamento: sui tifosi della Roma. Che sono qualcosa di meraviglioso. Provano un amore così forte che nessuno, forse, potrà mai raccontarlo a dovere. Dopo il saluto della squadra, la giornata prosegue con Marco Conidi e altri interventi. Attori, come il giovane Emanuele Propizio, rimangono nelle retrovie per godersi lo spettacolo. Ex giocatori chiedono se davvero a Trigoria sta succedendo qualcosa del genere. , dal Sestriere dice che «col cuore è in mezzo alla mia gente». La festa romanista termina nel tardo pomeriggio,

quando l’ultima macchina lascia . Gli striscioni vengono riposti, le bandiere ammainate.


Con una certezza: chi ha assistito a uno spettacolo del genere, dentro e fuori Trigoria, non lo dimenticherà mai.