IL ROMANISTA (P. FRANCHI) - Ventimila volte grazie a Claudio Ranierie ai lupacchiotti nostri, che non volevano avere rimpianti e rimpiantinon avranno. Ma ventimila volte grazie, un grazie per ciascuno cioè, a tutti i romanisti che hanno pacificamente occupato il Bentegodi per sostenere con inni e cori la squadra fino allultimo minuto. Tra i tanti, bellissimi striscioni che hanno esibito uno mi ha commosso.
Recitava, a proposito di questo fantastico campionato: «To be continued». Società, allenatore, squadra e tifosi lo prendano come un impegno, per lanno prossimo e gli altri anni a venire. Pensando alle pischelle e ai pischelli e agli adulti del Bentegodi si prova orgoglio, certo, ma pure un po di malinconia. Uno spettacolo così, che sotto ogni altro cielo verrebbe considerato un grande atto damore e il migliore dei manifesti per il calcio, rischiamo seriamente di non vederlo mai più. Se già fosse stata pienamente in vigore la tessera del tifoso, non avremmo potuto vederlo neanche stavolta. Niente tessera del tifoso, niente abbonamento, niente trasferte.
Ma la grande maggioranza di quelle pischelle e di quei pischelli, di quegli adulti e di quegli anziani, e non stiamo parlando di violenti e di teppisti, ma di bravissima gente che «senza Roma non sa stare», non ha intenzione di essere "fidelizzata" darbitrio, iscritta nella categoria dei "tifosi ufficiali", preventivamente schedata, quasi che questa passione fosse già una colpa sufficiente per venire considerati una categoria a rischio.
In un Paese un po migliore del nostro, la politica e il mondo del calcio si fermerebbero a riflettere su una giornata come quella di ieri, e magari si chiederebbero se lordine pubblico negli stadi e attorno agli stadi non dovrebbe essere garantito in modo diverso. Qui capita invece che un ministro della Repubblica, Ignazio La Russa, senta il bisogno di dichiarare che il Siena dovrebbe vergognarsi per aver combattuto con le unghie e con i denti contro (avrebbero detto i suoi avi) le preponderanti forze nemiche nonostante fosse già retrocesso. A seguire un simile (si fa per dire) ragionamento, bisognerebbe concludere che Lazio-Inter è stata un esempio di fair play, un modello per il calcio prossimo venturo, il Siena che (come il Chievo) onora il campionato una vergogna nazionale, lespressione di quel calcio malato che Mourinho, grazie anche, chissà perché, allincolpevole Sartre è riuscito a piegare, vincendo «contro tutto e contro tutti».
A ciascuno il suo. Cari tifosi dellInter, chegiustamente festeggiate, tenetevi cari, se vi piacciono, Mourinho e La Russa. Noi ci teniamo Ranieri, Totti , tutti i lupacchiotti e i ventimila del Bentegodi. Saremo vecchia maniera, ma ci piacciamo molto così.