IL ROMANISTA - LImperatore Adriano si riprende lItalia. «Torno in Italia non per soldi ma per orgoglio. Ci ho giocato sette stagioni e mi mancava qualcosa per cancellare il modo brutto in cui me ne sono andato. Volevo avere di nuovo loccasione di mostrare agli italiani il mio calcio. Glielo dovevo e ho deciso di tornare di
Adriano sarà il ventinovesimo brasiliano della storia giallorossa (poi arriverà Simplicio), ma a differenza di quelli che già ci sono (Julio Sergio, Taddei, Juan su tutti) lui è un carioca vero, di quelli che impersonificano
tutti i pregi e difetti di Rio de Janeiro. Il sentimento, la povertà dellinfanzia, le partite a pallone sulla spiaggia
di Copacabana, la voglia di divertirsi oltre le righe e di godersi la vita, che come rovescio ha la depressione che prende chi si sente lasciato solo. Ecco, se Roma vorrà davvero vedere di che cosa è capace Adriano
dovrà amarlo e fargli sentire tutto il suo calore. In tal caso la simbiosi tra il giocatore e la sua nuova gente potrà produrre effetti devastanti per gli avversari, perché se Adriano è motivato davvero allora nessuno riesce a tenerlo.
Quanto alla saudade, assicura: «No, tranquilli. Sono tornato in Brasile per ritrovare la mia felicità e a Rio e al Flamengo lho ritrovata. Però ora sono stato due anni a casa, posso ripartire tranquillo, con la sicurezza che
non avrò di nuovo nostalgia. E poi in Italia porterò la mamma, la nonna e il figlio che ho avuto dalla mia ex compagna, dunque non sarò solo». Ecco, si torna sempre lì, a quella maledetta solitudine che qualche anno fa lo prese alla gola dopo la morte del padre, che lo aveva seguito passo passo e con il quale aveva un rapporto viscerale. In quel momento ad Adriano cadde addosso il mondo e cominciarono a farsi vive le idee
strane, le birre, le notti in discoteca sempre più lunghe e quel tipo di donne che girano sempre intorno a chi ha molti soldi. Da lì iniziò il declino che lo portò a dire basta ai soldi dellInter, allItalia e a quella pressione che lo stava stritolando. A Rio, tra la gente della favela dove è cresciuto conoscendo la povertà, è stato di nuovo
capito e, se necessario, nascosto. Grazie agli affetti è rinato e quel soprannome, lImperatore, è sembrato
di nuovo appropriato.
Così come quellHulk che gli venne dato da Fabio Caressa per il fisico dirompente che mostrò un giorno dopo un gol. Al di là dei muscoli, però, Adriano è un gigante buono, legatissimo alla famiglia e a quella nonna che da piccolo gli preparava i popcorn (pipoca in portoghese), dei quali era ed è golosissimo. E proprio Pipoca era il suo soprannome dellinfanzia. «A Roma sarò il 6 giugno per definire il mio trasferimento. Per ora cè solo un accordo verbale ma per me non cè alcun altro posto dove posso dimostrare di essermi ripreso ha proseguito Adriano - Sono affascinato dal progetto della Roma, che mi è venuta a cercare in Brasile e che mi sta dietro da sei mesi. Non mi sento allaltezza di un grande come Totti, non posso paragonarmi a lui. Però mi sforzerò di essere alla sua altezza e penso che potrò contribuire a fare della Roma la grande squadra che è
sempre stata. Poi tornerò al Flamengo, una società che mi ha accolto benissimo in un momento difficile della mia vita e che mi ha aiutato a rinascere. Ad essa e ai suoi tifosi devo moltissimo, così come ai compagni che lascio e che ho salutato con grande commozione». E il sentimento riemerge da quel cuore tenero racchiuso
in un fisico scultoreo.
Vogliategli bene e avrete il miglior Adriano. Un campione vero che forse ha vinto la sua battaglia contro il lato oscuro del suo carattere.




