Totti, le scuse che sanno tanto di accusa

07/05/2010 alle 11:42.

LEGGO (F. MACCHERONI) - Totti non si discute, si ama. Così dicono a Roma, dove si discute di tutto. Per questo, forse, un matrimonio messo a dura prova da tentazioni irresistibili, è rimasto solidissimo, sfiorando l’eternità sportiva con l’ultimo contratto. Altri quattro anni a 4,9 milioni: sembrerebbe esagerato per chi a settembre festeggerà 34 anni, ma un atto dovuto, scontato, per Totti in questa città.

Qui lo vorrebbero scolpito tra i due fratelli che succhiano latte dalla lupa. Ma allora, com’è possibile vederlo entrare in campo con gli occhi sbarrati, litigare per 40 minuti con gli avversari fino a rincorrere con gli occhi di fuori Balotelli per scalciarlo? Basta dire «m’ha provocato e me lo magno»? Basta pensare che Balotelli è irritante? Una spedizione punitiva dettata da cosa? Rabbia per essere rimasto in panchina un tempo? E poi le scuse dell’ultimora («ho sbagliato»), che diventano accuse: «Al gol di Parma tutti ti chiamano, passano tre giorni e ti ritrovi solo con gli amici di sempre». Dire poco per dire niente. Oh umana ingratitudine, sembra riflettere il suo animo rugantino.



Si sente solo come dopo gli sputi a Poulsen, lo schiaffone a Colonnese, i quattro vaffa all’arbitro Rizzoli (lo stesso di mercoledì). Mentre era in compagnia di buoni amici e buoni consigli quando a raccolse in un libro le barzellette che circolavano su di lui. Intuizione geniale: lo sfottò diventò nazional popolare, bonario. Il primo passo verso spot spassosi. E, adesso, era arrivato anche l’occhiolino di Lippi: via libera per il Sudafrica. Moglie deliziosa, due bambini, soldi per altre dieci vite e successo. In sintesi, serenità. E lui che fa? Rincorre Balotelli in trance iperagonistica. Rugantino è tornato a essere soltanto il capitano della Roma. Amaro, amareggiato, solo. Il perché non s’è capito nemmeno nella sua Roma.