CORSPORT - Colpevole. E reo confesso. Non cè tribunale al mondo che potrebbe assolverlo. Difficile, stavolta, trovare attenuanti per il violento calcione a Balotelli che ha portato alla sua espulsione. Un gesto non degno di un campione come Francesco Totti che farà ricordare questa finale di coppa Italia come una delle poche pagine nere della sua carriera. Un calcione voluto, mirato e dato. E alla fine della partita, quando il capitano romanista, è uscito dagli spogliatoi arrivando in una zona mista invasa da camionette della polizia e poliziotti in tenuta antisommossa, il numero dieci romanista tutto aveva fatto meno che pentirsi. Anche se, in realtà, è entrato negli spogliatoi dellInter e ha chiesto scusa a tutti. Poi è andato via a passo svelto, la faccia truce di chi ancora non ha smaltito ladrenalina di una partita vissuta costantemente sullorlo di una crisi di nervi, il passo svelto di chi non vuole vedere nessuno.
LA VENDETTA - Cè stato giusto il tempo di fargli la domanda più banale, perché Francesco quel calcione? Balotelli, forse, aveva detto qualche cosa in campo? «Sì, ha detto» . Eccolo, dunque, il perché di quel gesto che non può comunque trovare giustificazioni, la provocazione del giocatore dellInter che già in passato, in campo, aveva avuto in più di unoccasione da dire con i giocatori della Roma. «Lho fatto perché ha detto qualche cosa in campo. E pure per quello che aveva fatto in passato a San Siro». Il riferimento, molto probabilmente, è a quanto accadde nel passato campionato, un tre a tre finale che fece discutere allinfinito, la Roma era in vantaggio tre a uno, Balotelli si procurò un rigore perlomeno dubbio, poi ci fu un botta e risposta con la curva romanista, il giocatore fece la linguaccia, i giocatori della Roma lo presero di petto in campo, la ruggine nacque quel giorno e ieri sera ha vissuto un altro capitolo.
Totti lo ha fatto capire chiaramente con alcune frasi pubblicate ieri sul suo sito: «In una partita di calcio e soprattutto in momenti così importanti della stagione, credo possa capitare di essere nervosi. Va anche detto che sul campo non sempre si riescono ad ignorare offese così pesanti dirette a infangare una città e un intero popolo. Soprattutto poi quando questi continui e costanti insulti provengono sempre dalla stessa persona, che fa della provocazione sistematica il suo biglietto da visita».
PANCHINA - Che Totti non fosse sereno in campo, lo si era capito sin dai primi minuti del secondo tempo quando Ranieri lo aveva mandato in campo dopo che lo aveva sorpreso sistemandolo in panchina al fischio dinizio. Non può essere certo unattenuante la delusione, che sicuramente cè stata, per essere costretto a fare lo spettatore, nessuno se lo aspettava riserva, figurarsi lui. Però è chiaro che il capitano giallorosso è entrato in campo già su di giri. Lo si è visto chiaramente quando ha fatto unentrata piuttosto dura su Milito che larbitro Rizzoli ha punito con il cartellino giallo. Ma soprattutto lo si è visto quando, con Thiago Motta a terra, Totti si è avvicinato al brasiliano dandogli un calcetto in testa che doveva e poteva evitare. Poi cè stato lepisodio finale. E adesso ne subirà le conseguenze e le minori saranno quelle delle giornate di squalifica che dovrà scontare nella prossima edizione della coppa Italia. Il resto sarà massacro mediatico. E, forse, anche la fine del sogno di andare in Sudafrica a difendere il Mondiale. Cera Lippi in tribuna ieri sera. E il ct di sicuro non avrà gradito, anche se in passato ha dimostrato di saper perdonare.