Totti: «Balotelli ha offeso me e la città»

06/05/2010 alle 13:33.

CORSPORT - Colpevole. E reo confesso. Non c’è tribunale al mondo che potrebbe assol­verlo. Difficile, stavolta, trovare attenuan­ti per il violento calcione a Balotelli che ha portato alla sua espulsione. Un gesto non degno di un campione come Francesco Totti che farà ricordare questa finale di coppa Ita­lia come una delle poche pagine nere della sua car­riera. Un calcione voluto, mirato e dato. E alla fine della partita, quando il capitano romanista, è uscito dagli spogliatoi ar­rivando in una zona mista invasa da camionette della polizia e poli­ziotti in tenuta antisommossa, il numero dieci romanista tutto aveva fatto meno che pentirsi. Anche se, in realtà, è entrato ne­gli spogliatoi dell’Inter e ha chiesto scusa a tutti. Poi è andato via a passo svelto, la faccia truce di chi ancora non ha smaltito l’adrenalina di una partita vissuta costan­temente sull’orlo di una crisi di nervi, il passo svelto di chi non vuole vedere nes­suno.



LA VENDETTA
- C’è stato giusto il tempo di fargli la domanda più banale, perché Francesco quel calcione? Balotelli, forse, aveva detto qualche cosa in campo? «Sì, ha detto» . Eccolo, dunque, il perché di quel gesto che non può co­munque trovare giustifica­zioni, la provocazione del giocatore dell’Inter che già in passato, in campo, aveva avuto in più di un’occasione da dire con i giocatori della Roma. «L’ho fatto perché ha detto qualche cosa in cam­po. E pure per quello che aveva fatto in passato a San Siro». Il rife­rimento, molto probabilmente, è a quan­to accadde nel passato campionato, un tre a tre finale che fece discutere all’infinito, la Roma era in vantaggio tre a uno, Balo­telli si procurò un rigore perlomeno dub­bio, poi ci fu un botta e risposta con la cur­va romanista, il giocatore fece la linguac­cia, i giocatori della Roma lo presero di petto in campo, la ruggine nacque quel giorno e ieri sera ha vissuto un altro capi­tolo.

lo ha fatto capire chiaramente con alcune frasi pubblicate ieri sul suo sito: «In una partita di calcio e soprattutto in mo­menti così importanti della stagione, cre­do possa capitare di es­sere nervosi. Va anche detto che sul campo non sempre si riescono ad ignorare offese così pe­santi dirette a infanga­re una à e un intero popolo. Soprattutto poi quando questi continui e costanti insulti pro­vengono sempre dalla stessa persona, che fa della provocazione sistematica il suo bi­glietto da visita».



PANCHINA - Che non fosse sereno in campo, lo si era capito sin dai primi minu­ti del secondo tempo quando Ranieri lo aveva mandato in campo dopo che lo ave­va sorpreso sistemandolo in panchina al fischio d’inizio. Non può essere certo un’at­tenuante la delusione, che sicuramente c’è stata, per essere costretto a fare lo spetta­tore, nessuno se lo aspettava riserva, figu­rarsi lui. Però è chiaro che il capitano gial­lorosso è entrato in campo già su di giri. Lo si è visto chiaramente quando ha fatto un’entrata piuttosto dura su Milito che l’ar­bitro Rizzoli ha punito con il . Ma soprattut­to lo si è visto quando, con Thiago Motta a terra, si è avvicinato al brasiliano dando­gli un calcetto in testa che do­veva e poteva evitare. Poi c’è stato l’episodio finale. E ades­so ne subirà le conseguenze e le minori saranno quelle delle giornate di che dovrà scontare nella prossima edizione della coppa Italia. Il resto sarà massacro mediatico. E, forse, anche la fine del sogno di andare in Suda­frica a difendere il Mondiale. C’era Lippi in tribuna ieri sera. E il ct di sicuro non avrà gradito, anche se in passato ha dimostrato di saper perdonare.