
CORSPORT - La differenza sta nel mare di Catania e le Dolomiti che si vedono da Verona. Che non è una differenza da poco, ma conta poco nella testa dei gio catori della Roma. Perché una vigilia così, in casa giallorossa, molti lhanno già vissuta quasi due anni fa, la notte tra il diciassette e il diciotto maggio del duemilaotto, si era a Catania, lInter era avanti di un punto, gli scontri diretti erano colorati di nerazzurro, l
Un film già visto addirittura per tredici giocatori che, ieri, si sono imbarcati per Verona per unaltra vigilia in cui tutto sarà stato meno che facile prendere sonno. Cerano Doni e Julio Sergio, anche se a ruoli invertiti, anzi Julio non stava neppure in panchina perché allepoca era ancora soltanto il miglior terzo portiere. Cerano Cassetti, Mexes e Tonetto, quel giorno a Catania tre-quarti della difesa titolare mandata in campo da Luciano Spalletti, con Juan in panchina ma solo perché non al meglio da un punto di vista fisico. Cera tutto il centrocampo romanista di oggi, De Rossi, Pizarro, Perrotta, Brighi, Taddei, i primi due in campo dallinizio, Brighi subentrato nel secondo tempo, Taddei costretto a fare lo spettatore a causa di un infortunio muscolare. Cera Mirko Vucinic, autore di quel gol gioiello che per unora ha fatto toccare con mano lo scudetto, prima che Zlatan Ibrahimovic a Parma buttasse le stampelle dietro la panchina per entrare in campo, segnare una doppietta per uno scudetto che da queste parti non hanno mai dimenticato, se non altro per tutte le polemiche arbitrali che accompagnarono il cammino della squadra di Roberto Mancini che, a distanza di pochi giorni, sarebbe stato messo alla porta per fare spazio a Special One.