IL MESSAGGERO - Un paio di mesi fa, David Marcelo Cortès Pizarro ci disse: «Mi piace la Roma, perché è una squadra che sta sulle scatole a tutti». Oddio, proprio scatole, non disse. Ma la sostanza non cambia. E quel senso di appartenenza di quelli che non amano la banalità, di quelli che stanno sempre dallaltra parte. Di quelli a cui non piace «vincere facile». Anche questo ci disse, David Marcelo Cortès Pizarro. Lui che arriva dallInter è antinterista per definizione. Da Milano non si voleva muovere, a Milano non vorrebbe più tornare. Finito di giocare con la Roma tornerà a fare del bene a Val Paraiso, suo paese dorigine e guai chi glielo tocca.
David, un uomo tutto dun pezzo. Uno che non ha risparmiato critiche allultima Roma di Spalletti («una squadra che viaggiava solo con il biglietto dandata»), uno che ha sempre avuto il coraggio di alzare la voce dopo partite strane e condizionate da arbitraggi un po così Inter-Roma o Milan-Roma degli ultimi anni («certe volte ti viene il sospetto che qualcosa dietro ci sia sempre»), uno che in tempi non sospetti ha saputo bacchettare Balotelli. Uno soprattutto che ha saputo conquistarsi velocemente la stima di un nuovo allenatore, Ranieri, dopo essere stato luomo di Spalletti. E diventato un beniamino dei tifosi, anche se, per carattere, il Pek, non è il tipo che sa parlare alla gente. «Io mi alleno, gioco, poi per me conta solo la famiglia».
Questo è Pizarro. Ma nonostante ciò è riuscito ad entrare nel cuore della gente, tanto che qualcuno lo ritiene meglio di Falcao. Quando non cè lui, la Roma soffre. E in questi giorni non sta bene, ha dolore al solito ginocchio. Ma questo non vuole sia il motivo per non andare a Verona e giocarsi lultima chance scudetto. «Stringerò i denti, poi avrò un mese per risolvere il problema», le sue parole ieri, durante il battesimo in acqua del labrador di Cassetti al Sun Bay Park Hotel di Civitavecchia. Un mese, dice il Pek.
Già. Lui non ha impegni mondiali, alla nazionale ha detto addio da tempo, da quando giocava nellInter. Incompatibilità con la Federcalcio e con il ct. Progetti e idee non comuni. Tanto per tornare al caratterino tutto sudamericano. Quello stesso caratterino che lo fa ancora credere nello scudetto. «Noi siamo coscienti che sarà molto difficile. Per noi è importante vincere domenica e poi sperare. Per quello che abbiamo fatto in questo campionato siamo contentissimi lo stesso e se poi dovessimo vincere, sarebbe il massimo. Noi ci proveremo come abbiamo sempre fatto in questa stagione. Speriamo di arrivare nella migliore forma possibile. Con il conforto dei nostri numerosi tifosi che ci saranno come sempre. A loro non si può rimproverare nulla: quello che hanno fatto domenica con Francesco è da lacrime agli occhi». Pek pensa al Chievo, molti guardano il Siena, prossima avversaria dellInter. «Contro di noi, la squadra di Malesani ci ha messo in difficoltà. Speriamo bene. Ma se noi non dovessimo battere il Chievo, sarebbe tutto inutile». La Roma, insomma, non deve avere rimpianti. Solo uno. «Quel secondo tempo contro la Sampdoria. Come mi piacerebbe rigiocarlo...». E ti credo.
Oltre Pizarro, non stanno benissimo nemmeno Cassetti, J.Baptista e Mexes. Vucinic sta così e così, ma ieri si è allenato. A Verona, unico assente sicuro, Riise, fermato dal giudice sportivo. Però Ranieri porterà tutti, acciaccati, squalificati. E naturalmente i sognatori. E sugli spalti, di questi sognatori, ce ne saranno circa quindicimila.