Passione, insulti e delusione Al cinema come in curva

06/05/2010 alle 11:31.

CORSERA /M.R. SPADACCINO) - Quello che fa più impressione sono le bandiere: sembrano bucare lo schermo e sventolare proprio sulla testa, pare di sentire il loro fruscio sopra le orecchie di un pubblico dall’anima giallorossa e con il viso coperto da occhialoni neri 3D, tridimensionali. Ma quelle bandiere sventolano (inutilmente) all’Olimpico, invece quel pubblico è seduto dentro il cinema Warner Moderno di piazza della Repubblica, nel centro di Roma.

È una delle due sale capitoline coinvolta nell’esperimento della finale di Coppa Italia, l’altra è quella a Parco de’ Medici, trasmessa su uno schermo cinematografico tridimensionale, in contemporanea ai cinema di Milano, Vicenza e Parma.

Un’idea di «The space cinema», che ha messo a disposizione gratuitamente i 219 posti della sala Due, una delle più accoglienti della multisala. «Era un test, è decisamente riuscito - racconta uno degli organizzatori - in meno di 24 ore abbiamo terminato l’80% dei biglietti». L’atmosfera è sobria, in un primo momento, anche se qualcuno guarda la partita con il cappellino della Roma, incurante degli spettatori alle spalle. E del caldo.

Ma la sobrietà, la pacatezza durano il tempo di un attimo, perché le troppe scivolate di Toni, gli errori di Vucinic, il nervosismo del , provocano la reazione «passionale» degli spettatori. Pardon: dei tifosi. Che insultano, partecipano, soffrono come allo stadio.

Toni tridimensionale è enorme. I guardalinee sembrano controllare la partita tra le poltrone del cinema. La bandierina gialla basta allungare la mano ed eccola, si tocca. Ma cosa scrive Mourinho? Si ha la sensazione di poter sbirciare nel suo block notes, lui cammina, annota ed incita Balotelli. L’allenatore dell’Inter si gira e guarda la panchina? O i tifosi del cinema Moderno? Poi arriva il gol di Milito: e quel pallone preciso, nettissimo, non attraversa solo l’Olimpico, ma anche il soffitto della sala Due di piazza Esedra, lo seguono 219 sguardi: Julio Sergio non lo ferma, non può farlo. Gli occhi entrano dentro la rete insieme al pallone. L’unico interista è seduto nella quart’ultima fila in alto, applaude. Si guarda intorno e smette subito.