IL ROMANISTA - «Totti non si tocca». Se il processo mediatico ha già condannato il Capitano, cè stato chi lo ha difeso. E sulla pubblica piazza, è proprio il caso di dirlo. Si tratta di Gabriele Paolini. Avete presente? È il provocatore per eccellenza. Luomo che per anni ha disturbato le messe in onda dei tiggì italiani. Ieri ha sfilato, per piazza del Popolo prima e piazza Venezia poi, con un megafono in mano. «Totti non si tocca».
Il motivo lo spiega lui stesso al 'Romanista'. «Sono laziale, come lo era mio padre. Ma prima ancora che per la Lazio io tifo per il calcio. Non ho mai nascosto il mio debole per Totti, un esteta del pallone. Ho visto bene il calcio a Balotelli e sono convinto che quello non fosse il Totti di sempre. Era una maschera di nervosismo. Non si è reso conto di ciò che stava facendo. Quel gesto è frutto di uno stress emotivo. E poi Francesco si è anche scusato».
Secondo Paolini - che ha dedicato la sua «performance surrealista» a un amico romanista che non cè più, Fabrizio Renzoni Morgatano - la vera violenza è altrove: «Il cartellino rosso andrebbe sventolato a tutti i politici
che non rappresentano lItalia. Cè invece chi tra loro, ma anche tra i giornalisti, ha speculato sul nome di Totti e della Roma. Magari lo scudetto tornasse a Roma». Magari.