Massimo Ghini: "La squadra da battere siamo noi"

19/05/2010 alle 12:36.

IL ROMANISTA (M. MACEDONIO) - C’ho creduto e c’ho sperato, come tutti» ammette Massimo Ghini, nel rievocare la propria domenica davanti al video. «Nel senso – dice – che i sogni, qualche volta, si avverano. E se penso che loro, quelli dell’Inter, hanno vinto solo 1-0 e, fino all’ultimo secondo, hanno rischiato che un gol del Siena li tagliasse fuori, mi dico che non ci siamo

hanno vinto solo 1-0 e, fino all’ultimo secondo, hanno rischiato che un gol del Siena li tagliasse fuori, mi dico che non ci siamo andati lontani dal realizzarlo, quel sogno».



Ti senti di dover recriminare su qualcosa?

Immagino che vi sarà chi lo farà. Onestamente, va detto che lo scudetto l’abbiamo avuto in mano e ce lo siamo fatti scappare. E quindi, è un po’ colpa nostra. Alla fin fine, però, bisogna cercare di volgere lo sguardo

al positivo. E anche se lo hanno detto già in molti, ripeto che se torniamo con la mente alla terza giornata, ci ricordiamo come fossimo tutti sull’orlo del suicidio, “calcistico”, con la squadra che sembrava dovesse

addirittura finire in B. Se penso invece che abbiamo costretto l’Inter a giocarsela fino all’ultimo minuto della partita con il Siena… E’ pur vero che la storia non celebra mai i secondi, ma questa volta abbiamo fatto

un così grande percorso, che possiamo pensare al futuro con speranza. E più che recriminare su quello che è successo, che è sotto gli occhi tutti, mi sento di guardare avanti con fiducia.



La testimonianza migliore è venuta da quanti stavano a Verona, domenica scorsa.

Posso dirti che c’era anche mio figlio, quello grande, partito con il pullman insieme agli amici, mentre il piccolo era con me a Firenze davanti alla tv, in casa di amici. La stessa in cui avevo visto la partita con il Cagliari. E, in questo senso, ha portato bene, perché abbiamo vinto… Alla fine della partita, però, lui è scoppiato in un pianto a dirotto, che è continuato anche quando è ripartito per Roma con la madre. E per tutto

il viaggio, in treno, con gli altri passeggeri che guardavano questo ragazzino, inconsolabile. E posso capirlo, perché per loro, come per tutti noi, è stato un periodo di grande tensione. Che si è potuta liberare soltanto così. Tutto questo per dire che questa squadra si merita i tifosi che ha. Tutta gente che vive le emozioni sulla propria pelle, con quella grande passionalità che conosciamo.



Hai detto di guardare avanti con fiducia. Cosa ti aspetti da oggi in poi?

Ciò su cui dobbiamo ragionare è che abbiamo costruito una squadra che, il prossimo anno, tornerà a giocare la e già questo mi riempie di gioia. E se penso ai “cugini”, e ai loro mercoledì senza niente, posso


solo augurargli che trasmettano qualche bel film, magari mio, per consolarsi ed evitare così la noia mortale che li attanaglierà. Quanto a noi, credo sia chiaro che le due “teste di serie” saranno la Roma e l’Inter. Spero

quindi che si possano fare quegli acquisti che servono per rendere la rosa ancora più competitiva, sapendo che la forza di un mister come Ranieri, e quella di una squadra che ha ritrovato una sua quadratura, e

quindi può solo migliorare, ci permettono di credere in una nuova grande stagione. Non lasciamoci sempre vincere dalla guerra, psicologica, che vuole gli altri sempre più forti di noi. Anche all’inizio di quest’anno c’era chi vedeva la , chi la
, chi il e chi il Milan. E noi, sembravamo non dover contare nulla. Invece, è andata come è andata. Ripartiamo quindi dalla convinzione che, stavolta, siamo noi una delle due squadre da battere. Al di là di quello che proveranno di nuovo a farci credere...



Come ha detto , sostenendo che, prima o poi, questa squadra dovrà pur vincere qualcosa…

Certo. Perché una cavalcata di 80 punti, ce la saremmo mai immaginata?



C’è chi ritiene che, proprio per questo, se ci fosse, o ci fosse stato, un Dio del calcio, questo scudetto l’avremmo ampiamente meritato noi.

Assolutamente sì. E credo che mezza Italia sarebbe stata contenta di una nostra vittoria. Ma, lo ripeto, quando ho visto la squadra non chiudere la partita con la Samp, ho capito che non ci sarebbero state altre possibilità.

Non dimentichiamo però che, anche quest’anno, abbiamo avuto che ha giocato la metà delle giornate, Toni che si è infortunato appena arrivato, Pizarro che è mancato anche lui più volte, Vucinic che si è fatto male… E, a fronte di una rosa di quattordici- quindici giocatori, senza nulla togliere agli altri, il confronto con l’Inter, che ne ha il doppio, è diventato impari.



Che impressione ti hanno fatto i festeggiamenti dell’Inter, spesso all’insegna dell’arroganza, tipica di chi non sa vincere.

Come si usa dire, il pesce puzza dalla testa. E con un allenatore come Mourinho, al quale riconosco comunque delle capacità – in questo mi ricorda un po’ Capello – non c’è da aspettarsi altro. Anche se ammetto che, con quell’arroganza, strumentale, ha voluto sfidare una certa ipocrisia che esiste nell’ambiente del calcio. Un qualcosa che non è forse stato tradotto sempre nel miglior modo da tifosi e giocatori.

Non trovi che quel costruire attorno a sé un senso di accerchiamento, abbia convinto tifosi e giocatori che esistesse quasi una congiura nei loro confronti? Come ti spieghi quell’“abbiamo vinto contro tutto e tutti” e quel “non ci ha regalato niente nessuno” che suona paradossale dopo Lazio-Inter?

La dimostrazione che spesso si vince con ciò che si fa o si dice fuori dal calcio. La risposta nostra è che, non sentendoci accerchiati da nessuno, per poco non vincevamo noi il titolo…

 

Mettendo in campo solo il lavoro e l’impegno, come ha detto Ranieri.

Esatto. Ma siccome non voglio essere “cornuto e mazziato”, dico anche che sono molto contento di quanto la squadra ha fatto. Se penso ai miei amici fiorentini, che sono disperati, o agli juventini, che stanno ancora

peggio, dico che l’obiettivo della l’abbiamo raggiunto e ce la siamo giocata fino all’ultimo secondo. E’ come se il mio film, anziché il primo, facesse il secondo incasso della stagione. Ebbene, non che mi lamenterei. Lo farei se fosse l’ultimo. Vorrà dire che il prossimo anno ci metterò più impegno e forse tornerò ad essere il primo.



Quindi, le tue conclusioni?

Ripartiamo da qui. Sono contento che Lippi non abbia chiamato un po’ di nostri giocatori, a cominciare dal , così si riposano. E seguono Ranieri. La strada è quella. Così come accadde con Capello, che


dette praticità ad una squadra che era stata costruita, a livello di intelaiatura, da Zeman. E come sta accadendo con quella plasmata da Spalletti - cui voglio un gran bene - ma che, dopo aver rischiato di disperdersi, Ranieri ha saputo ricompattare e rendere concreta. Adesso però andiamo avanti. Da qui si riparte: il progetto non si ferma.