IL ROMANISTA (P. FRANCHI) - Speravo che Giulietta mia venisse con noi in campagna, e Inter-Bayern la vedesse con me. Mi ha risposto che le dispiaceva assai, ma proprio non poteva, perché per loccasione stava organizzando a casa sua un anticipo di Oktoberfest: wurstel, senape, crauti, patate arrostite, naturalmente birre bavaresi chiare e scure, strudel e forza Bayern alé alé. Pare che in città lo facciano in molti.
stava organizzando a casa sua un anticipo di Oktoberfest: wurstel, senape, crauti, patate arrostite, naturalmente birre bavaresi chiare e scure, strudel e forza Bayern alé alé. Pare che in città lo facciano in molti.
Beh, sarò presente in spirito. La partita, a questo punto, non la vedrò, perché le gufate solitarie a me non danno soddisfazione. Optare per lastensionismo, per uno come il sottoscritto, è difficilissimo in politica, figurarsi in unoccasione come questa. Ma la decisione è presa e, anche grazie allinsperato soccorso di una vecchia amica che con il calcio proprio non ci azzecca, e ci ha invitato a cena, la rispetterò. Per favore, niente telefonate, niente sms in corso dopera. Voglio sapere il risultato a casa, a cose fatte. E poi, se va come deve andare, uscire sullaia e abbaiare da solo alla luna.
Lo so che, secondo i sepolcri imbiancati, non sta bene tifare contro. Ma, appunto, sono sepolcri imbiancati. Letica vieta drasticamente solo di tifare contro la propria squadra, i propri giocatori, i propri colori: non a caso questa è roba da laziali. Ma tifare contro lavversario (che poi nel calcio, non prendiamoci in giro, è il nemico, perché il calcio è un gioco di guerra) non è soltanto un diritto. E un dovere. Ricordo la gioia irrefrenabile che ci pervase quando (cito dallo juventino Pierluigi Battista sul Corriere di ieri) «la Juventus si schiantò nella finale di Atene con lAmburgo», e Magath dincanto divenne un mito. Ma ricordo benissimo pure lentusiasmo con cui mezza Italia salutò il nostro dolore inaudito dopo la sconfitta con il Liverpool, le mille scritte murali che in tanti paesi del Nord, anticipando la Lega, auguravano alla capitale, alla sua squadra e a noi una serie infinita di altre consimili sciagure. Ci stava tutta, e ci sta ancora, quella sanissima gioia. E purtroppo ci stava tutto, e ci sta ancora, pure quellentusiasmo ottuso e feroce. O di qua o di là, bellezza.
Direte: non filosofeggiare, amico, dicci dellInter, non sarà, il tuo, un atteggiamento da rosicone? Posso rispondervi solo quello già sapete. Il romanista non rosica, nel caso soffre. E noi da una settimana
soffriamo con nonchalance, tanto chi tifa Roma non perde mai. Se allInter, calcisticamente parlando, vogliamo del male, non è perché ci ha sottratto lo scudetto, ma perché è lincarnazione dellarroganza,
della supponenza e (Moratti docet) pure dellipocrisia. Un po come la Juve di una volta, molto più del Milan stellare degli olandesi. Perdesse, non sarebbe solo una vittoria del Bayern e, di riflesso, nostra. Sarebbe
finalmente una vittoria della giustizia, una promessa di tempi migliori, uno spicchietto di sol dellavvenire. Dio sa quanto ce nè bisogno.