La partita in 3D, è la nuova frontiera

06/05/2010 alle 13:33.

CORSPORT - Dedicato a tutti quelli che se lo ricordavano trasmesso in qualche cen timetro cubo di bianco e nero, alla gene razione del baretto tutti insieme, che tanto bastava una sola tv per fondere la stessa passione. Dedicato alla genera zione del technicolor, dei colorini sfu mati, sbiaditi, manco fossero acquerel li pennellati dentro uno schermo. Ma anche a quelli del digitale, del­l’HD, dell’ultrapiatto a tutti i costi.

Il calcio è cambiato o è cambiato lo spettaco­lo? Forse entrambe le cose. Perché se il 3D era una frontiera già varcata, una tecnologia già diventata abitudine, il Real 3D è un’altra cosa, un passo in più verso il realismo totale. E allora ecco l’occasione giusta: Inter-Ro­ma, finalissima di Coppa Italia, non al­l’Olimpico ma al cinema, il tempio del­lo spettacolo per eccellenza. Siamo a Piazza Esedra, al Warner Village Mo­derno, una delle nove (fortunate) sale scelte da The Space, oltre a Milano Vi­cenza e Parma, per sperimentare la proiezione, la prima assoluta in Italia di questo genere. Il tutto in vista dei Mon­diali in Sudafrica.

Una sperimentazione, appunto, che comunque ha già lasciato il segno. Co­me i grandi tormentoni e le solite abitudini: “Amici a casa” si tra­sforma in “Amici in sa­la”, il birrone alla Fan­tozzi si evolve in uno sgranocchiante ­corn - medio, mi racco­mando -; la ciabatta ai piedi del divano muta in quegli occhialini usa e getta, che poi è la chiave di volta di tutta la faccenda. Sì, perché è appena inforcati quelli che tut­to cambia: la sala si trasforma in uno spicchio di tribuna numerato e dal reli­gioso silenzio, quello che richiedereb­be un lungometraggio di Hezog, si pas­sa ai cori più disparati. «Anzi - commen­ta Marco, studente - parlare con il vici­no è quasi naturale» .

E poi lo schermo: Mourinho è sempre lui, ma in 3D fa davvero un po’ strano. Così come è strano vedere , Vuci­nic, o Toni uscire quasi dallo schermo come per magia. Merito delle 16 telecamere, piazzate a coppie di due qua e là per il campo, e del satellite che trasmette il segnale direttamente alle sale, tutte dotate di un apposito kit. «Le immagini a bordo campo fanno impres­sione - ammette Francesco, 45 anni, ac­compagnato dal figlio Andrea -; la pro­fondità lascia esterrefatti, i giocatori sembrano lì, realmente» .

Certo, nelle inquadrature dall’alto c’è ancora qualcosa da perfezionare, ma nel complesso, con il dolby surround che ti avvolge, il risultato è pazzesco. «E' un'esperienza non più una partita », assicura Enrico, 32 anni. Perché qui non è più solo calcio o solo cinema, è virtuale che diventa reale, è la nuova frontiera del calcio