IL MESSAGGERO - «Io me ne andrei». Basta questa frase di Daniele De Rossi, tanto spontanea quanto mirata, detta al Sestriere allora di pranzo, a mettere in ansia il popolo giallorosso. Non è lunica. Unaltra ha un effetto ancor più eclatante, uscendo dallambito del pianeta Roma, chiamando in causa le forze dellordine e mettendo in imbarazzo la Nazionale. «Io sono contrario alla tessera del tifoso. Allora ci dovrebbe essere anche la tessera del poliziotto». Giancarlo Abete, il presidente della Federcalcio presente in mattinata nel ritiro azzurro per la foto ufficiale
Daniele fa una precisazione: «Ho finito le dichiarazioni damore, non ho più bisogno di farne. Tutti sanno che sto bene a Roma, che lì vive mia figlia, la mia famiglia e i miei amici. Finché non mi mandano via, resto qui. Ma può arrivare il momento che il club ha bisogno di cedermi. Non so immaginarmi un trasferimento: lunico, a undici anni, dallOstiamare. In Italia cè solo la Roma: non giocherò mai in un altro club, pur avendo amici al Milan, ad esempio. Ma se chiama il Real, avrei poco da scegliere. Non sarebbe un gesto damore verso la Roma. Non andrei in guerra, a soffrire. Farei quello che i miei colleghi avrebbero fatto da anni. Ma con la Roma ho vincoli eterni». Alcuni compagni, a cominciare da Cannavaro che a Madrid cè stato, gli girano consigli: «Parliamo, in separata sede...». E da Madrid, Florentino Perez ha ringraziato De Rossi per le sue parole.
E un estimatore di Mourinho, nuovo tecnico del Real: «Io non ho mai avuto problemi con lui. E neanche lui con me. Se dovesse un giorno diventare lallenatore della Roma non avrei niente da chiarire.... Ci siamo parlati dopo Inter-Roma, ma sono cose nostre. Io dicevo bene di lui già dallEuropeo. Come di Capello, un altro vincente. Meglio se resta allInghilterra e non viene allInter». Benedice Adriano: «Un fuoriclasse che ha avuto qualche incidente di percorso. Ma il nostro gruppo sa aiutare chi è in difficoltà. Fa la differenza, vorrà dimostrare che non è vero come lo dipingono. Può garantire il salto di qualità». Non dimentica Totti: «Francesco manca al gruppo, per la simpatia. E manca come giocatore. Manca e basta». Il finale è sulla contestata parentesi della tessera tifoso: «Non è la soluzione del problema. Certo, se un ultrà va in giro con un coltello e colpisce unaltra persona non è uno normale, non sta bene: ma non sta bene neanche un poliziotto che prende a calci un ragazzo solo perché ha una maglietta rossa. Allora ci vorrebbe pure la tessera del poliziotto. Non ho visto nessuno scandalo dopo quello che è successo a quel ragazzo e non cè stato nessun comunicato come dopo la mia dedica per una persona scomparsa. Con la tessera non vivremo più un pomeriggio come quello di Verona con venticinquemila tifosi al seguito. Non trovo giusto schedare un tifoso prima che lanci un fumogeno o un sasso. La tifoseria della Roma, negli ultimi tempi, è stata nel complesso serena. Ma se schediamo i nostri tifosi e in diecimila vanno a Napoli, le tensioni e il rischio di incidenti restano. Il calcio italiano è ostaggio di tante cose, di molti interessi: delle tv, degli sponsor. Anche degli ultrà. Ma gli ultrà, cioè i tifosi dico, sono la parte positiva. E importante del calcio».