Il vero Totti ve lo spiegano i bimbi

08/05/2010 alle 14:37.

IL ROMANISTA (C. ZUCCHELLI) - Parlare di Totti, in questi giorni, è diventato sport nazionale. Di lui però si dà una versione parziale e, in molti casi, falsa: il grande talento incapace di resistere alle provocazioni, il giocatore che ormai incide solo come testimonial pubblicitario e chi più ne ha più ne metta. Quasi nessuno però, nei fiumi di inchiostro spesi dal momento del fallo su Balotelli a oggi, ha raccontato l’altro Francesco Totti. Quello amato dai bambini di tutto il mondo, l’ambasciatore Unicef, il giocatore che se, uscendo da Trigoria vede dei tifosi sotto la pioggia, si ferma e fa: «A ragazzi’, salite che ve porto a casa».

Tutto questo non si dice, forse, perché il non lo rende pubblico. Che sia ambasciatore dell’organismo delle Nazioni Unite dedicato all’infanzia è cosa nota. Ricopre «con onore» questo ruolo dal 2003, quando fu investito per «sensibilizzare e coinvolgere i giovani sui problemi dell’infanzia affidandogli un messaggio di speranza per milioni di bambini».

Con la "maglia celeste", Francesco ha realizzato vari spot: da quello contro il razzismo a quello a favore delle vittime del territorio di Haiti. Non solo: tantissime le iniziative di solidarietà a cui ha partecipato, alcune note altre meno. Tra queste, tanto per fare un esempio, c’è la visita a Trigoria, almeno una volta a settimana, di bambini con dei problemi che vengono accompagnati dai genitori per passare con Francesco qualche ora. Lui non si tira mai indietro, anzi: è il primo a volere questi incontri, il primo a divertirsi, il primo a beneficiarne.

Per raccontare chi è , poi, basta ricordarsi di quello che successe nel 2003. Era ottobre e lui era ospite di "Buona Domenica". Maurizio Costanzo contava di raccogliere, tra i telespettatori, 60 mila euro per acquistare un macchinario indispensabile per la conservazione delle cellule staminali utilizzabili nei trapianti di midollo osseo. Serviva all’ospedale Santo Spirito di . «Lo compro io» disse, colpito dalle lacrime di alcuni bambini malati presenti. Commosse tutti. A rimanere stupito, solo chi non lo conosceva bene.

Già, perché Francesco non stacca solo assegni. Si emoziona appena vede un bambino e per loro dimentica tutto. Ne ha adottati 11 a Nairobi, li difende a spada tratta, come quando prese posizione contro il gruppo nato su  che insultava i piccoli down. A Bergamo, in questa stagione, mentre i grandi lo insultavano i piccoli gli dedicavano uno striscione; a Udine, in Coppa Italia, idem. A Torino un ragazzino di 10 anni, non vedendolo chiese al padre: «Non c’è ?». Risposta: «Ma che ti importa, c’è Del Piero». Il piccolo non rispose, ma quando Francesco entrò in campo si alzò e iniziò a battere le mani. vide, ma non disse nulla. Alla fine, prima di rientrare negli spogliatoi, gli fece un saluto. Cose semplici, ma importanti. Cose da , insomma.