Il percorso fino all’Olimpico

06/05/2010 alle 13:12.

IL ROMANISTA (F.BOVAIO) - La Roma inizia il cammino nella Coppa Italia 2009-10 contro un avversario per lei ormai usuale, la Triestina, che ritrova per la quarta volta nella storia negli ottavi della manifestazione. La terza negli ultimi otto anni, mentre la prima risale addirittura al lontano 1938-39, quando i giallorossi passarono il turno vincendo 2-1.

La Roma di Ranieri, invece, era già nel bel mezzo della lunga striscia di risultati utili consecutivi che poi si sarebbe fermata a venti ad Atene contro il Panathinaikos in Europa League. E poi stava vivendo un momento di grande entusiasmo anche perché nella Capitale era arrivato da poco Luca Toni, che aveva riacceso gli animi di una tifoseria che, dopo la falsa partenza e il cambio di allenatore, mai avrebbe pensato di vivere una seconda parte di stagione e un finale così entusiasmante. Gioe per le quali si dovrà essere sempre grati a Ranieri e ai suoi giocatori, nonché alla società che li ha nella condizione di regalarci così tante belle emozioni da gennaio ad oggi. Ovviamente il neo arrivato Toni non giocò contro la Triestina, lasciando per un giorno le luci della ribalta alla splendida fidanzata, Marta Cecchetto, che sulle colonne del numero di Diva e donna uscito in edicola proprio nel giorno di Roma-Triestina dichiarò: «Da quando siamo a Roma, Luca è più sereno e io sono felice per lui». Il fascino della à eterna li aveva già colpiti e la Capitale li aveva già accolti tra le sue braccia. Sul campo la partita non fu troppo facile per la Roma, che al 5’ si ritrovò sotto per un rigore segnato da Della Rocca. In porta l’incolpevole Doni aveva ripreso il suo posto per far respirare la sorpresa stagionale Julio Sergio e quell’avvio di gara così negativo sembrò confermare che per il vecchio si trattava davvero di un anno maledetto. Ad onor del vero, però, va ricordato che la Roma si presentò in campo piena di riserve, con Faty e Brighi a fare gli scudieri a Pizarro e Baptista e Cerci che cercarono di supportare come meglio potevano Mirko Vucinic. La squadra apparve immediatamente scombinata, l’arbitro Morganti non vedi almeno due calci di rigore a suo favore e meno male che al 1’ di recupero del primo tempo Brighi riuscì a segnare l’1- 1, garantendo una ripresa più tranquilla. Anche se il turno unico impone comunque la vittoria ad ogni costo e, se possibile, senza supplementari. Ad evitarli ci pensarono Vucinic, che andò in rete al 15’ del secondo tempo e Julio Baptista, che al 35’ realizzò una punizione dal limite. La svolta del match, però, arrivò nell’intervallo, quando Ranieri decise di sostituire l’inconcludente Faty con Menez, che portò vivacità e imprevedibilità alla manovra. Dai suoi piedi nacque l’assist per il 2-1 di Vucinic. 

Eliminata la Triestina la Roma dovette attendere -Catania per conoscere il nome della squadra che avrebbe trovato nei quarti. I favori dei pronostici andavano a quella ligure, che giocava in casa e per questo era favorita. Invece, a sorpresa, si qualificarono i siciliani, che espugnarono Marassi per poi venire a far visita alla Roma. Come negli ottavi, infatti, anche i quarti si giocarono in gara unica sul campo della squadra meglio classificata nella stagione precedente. Se a passare fosse stato il sarebbe stata la Roma a dover salire a Marassi. Dunque meglio così, pensarono i romanisti quando videro il risultato di -Catania. Così Roma-Catania si disputò il 26 gennaio, poco meno di un mese prima del match di ritorno del campionato, in programma sempre nella Capitale il 21 febbraio. Le due squadre si giocarono la qualificazione in Coppa con molte riserve, tanto che alla Roma mancarono tutti gli attaccanti (, Toni, Vucinic e anche Baptista), mentre il Catania lasciò in Sicilia Martinez e Mascara. In avanti Ranieri si presentò con Menez e Okaka, ma dato che il francese visse una delle sue seratacce, il mister ordinò a Perrotta di supportare come meglio poteva il suo asfittico attacco. Inoltre i giallorossi avevano appena vinto a Torino con la e che la soddisfazione di aver compiuto un’impresa così importante sembrò prendere il sopravvento sull’esigenza di chiudere al più presto l’incontro di Coppa e che l’ex Campagnolo, chiamato a difendere la porta catanese, visse una serata di grazia nella quale negò più volte il gol alla Lupa.

Insomma, non fu facile come si poteva prevedere e più passavano i minuti più il match si faceva complicato. Meno male che tra il 12’ e il 27’ della ripresa Bellusci e Augustyn si fecero espellere per doppia ammonizione da Pierpaoli, lasciando la loro squadra in nove, poiché in quel momento di difficoltà dei siciliani (29’) insaccò il gol della vittoria giallorossa su assist di Okaka e la partita finì lì. Mihajlovic promise che in campionato sarebbe stata tutta un’altra storia, ma anche il 21 febbraio perderà 1-0, stavolta con una rete di Vucinic. A qualificazione ottenuta la Roma si mette un’altra volta alla finestra per conoscere chi affronterà in semifinale, ovvero la vincente di Milan-Udinese. Come nell’occasione precedente anche in tal caso passa a sorpresa la squadra sfavorita dal pronostico, l’Udinese, che espugna San Siro e attende i giallorossi nella doppia semifinale: la prima all’Olimpico, la seconda in Friuli. L’andata si gioca il 4 febbraio e grazie alle reti nel primo tempo di Vucinic (11’) e Mexes (39’) la Roma archivia subito la pratica, mette quasi al sicuro la qualificazione e inanella il suo diciottesimo risultato utile consecutivo tra campionato e coppe proprio contro la squadra che le aveva inflitto l’ultima sconfitta: il 2-1 di Udine del 28 ottobre. Il ritorno in Friuli è fissato per il 14 aprile e Ranieri sottoli nea subito l’anomalia della decisione, visto che a tutti appare assurda una distanza di tempo così grande tra le due partite. Poi, per esigenze di classifica e per il fatto che la gara in Friuli cadrebbe proprio quattro giorni prima del derby, la società giallorossa chiede un’ulteriore proroga, ottenendo il suo slittamente al 21 aprile.

Nel giorno del Natale di Roma, dunque, la squadra di Ranieri sale a Udine trionfante per la bella vittoria ottenuta contro la Lazio e convinta di andare a sbrigare una formalità o poco più. Ma si sbaglia, perché l’Udinese, che nel frattempo è ripassata da De Biasi a Marino, ora in campionato è più tranquilla e punta alla finale di Coppa per assicurarsi un posto in Europa. Fin da subito i bianco-neri giocano alla morte e le provano tutte per ribaltare il 2-0 subito all’Olimpico e passare il turno. Ma la Roma regge e seppur tra qualche affanno di troppo riesce a tenere lo 0-0 fino all’80’, quando è costretta a capitolare su una conclusione di Sanchez. Seguono minuti di fuoco, con Cassetti che viene espulso all’82’ per doppia ammonizione e la Roma che va in apnea per evitare quel secondo gol che vorrebbe dire supplementari. Un gol che, è bene dirlo per onestà intellettuale, evita anche grazie alla fortuna, visto che all’87’ Inler colpisce il palo con un tiraccio da fuori e che nei minuti seguenti Pepe sbaglia un paio di buone occasioni in area. Il fischio finale di Banti, dunque, è accolto come una liberazione dalla squadra giallorossa, alla quale spalanca le porte della sedicesima finale di Coppa Italia della sua storia ormai ultraottuagenaria.