IL ROMANISTA (C.ZUCCHELLI) - LAMOR non movesoltanto il sole e laltre stelle. Lamor move anche la Curva Sud. Da sempre. E se Dante fosse vissuto in questi anni avrebbe avuto milioni di occasioni per narrare un viaggio meraviglioso. Quello che ha portato la Roma e i suoi tifosi dallinferno dellultimo posto (il 31 agosto) a - quasi - il Paradiso del 16 maggio. Un viaggo chiamato amore che, come tutte le storie, ha avuto anche i suoi momenti di crisi, da cui ripartire più forti di prima. Cosa sarà il futuro nessuno può dirlo. La tessera del tifoso è unincog
momenti di crisi, da cui ripartire più forti di prima. Cosa sarà il futuro nessuno può dirlo. La tessera del tifoso è
unincognita grande: per molti, lo straordinario spettacolo di Verona è stata lultima tappa. Ma la parola fine,
quando in ballo cè il sentimento più bello, non è mai detta.
LA CRISI Il momento più difficile della stagione della Roma coincide con quello più difficile della sua Curva. Non è un caso, non può esserlo. I giallorossi vengono da tre ko: quelli contro il Milan a San Siro, il Livorno allOlimpico e lUdinese al Friuli. E domenica pomeriggio, arriva il Bologna. La Sud contesta la società e i giocatori, lo stadio è una bolgia. Ma al contrario. Segna Adailton. Sembra lennesima giornata amara, così come lo era stata quella contro la Fiorentina: Roma che vince, ma la Sud entra con mezzora di ritardo per protestare contro la tessera del tifoso. Bologna, si diceva: Vucinic pareggia dopo pochi minuti. Ma lo stadio non la prende bene, qualcuno persino fischia. È un momento startiacque nella storia e, soprattutto, nella stagione della Roma. Quei fischi danno la scossa a tutti. Squadra e pubblico. Nel secondo tempo segna Perrotta e lo stadio, finalmente, applaude. Si riparte. Tutti insieme. Tanto che Ranieri un giorno ha confidato: «Ho detto ai ragazzi che dovevamo essere noi a trascinare il pubblico. Perché, una volta riconquistati, sarebbero stati i nostri tifosi a trascinare noi». E così è stato.
OVUNQUE TU SARAI Si riparte. La Roma va a sfidare lInter a Milano accompagnata da duemila tifosi che cantano 90 minuti e cominciano a sentire sempre più vicina la squadra di Ranieri. Poi arriva il Bari allOlimpico e la Sud stravince il confronto con la Nord barese, arrivata in massa. La Curva del Bari è una delle più calde dItalia tanto che dopo i tre gol di Totti continua a cantare ininterrottamente. Una bella prova di tifo, se non fosse che lo stadio romanista inizia a rendersi conto che è arrivato il momento «di soffiare alle spalle», per dirla sempre con le parole di Ranieri. A Bergamo i tifosi romanisti vengono lasciati a casa, la settimana dopo cè il derby di Cassetti. La coreografia dice tutto. Del passato, del presente e, soprattutto, del futuro. Prima tutti seduti e in silenzio. E uno striscione: "Questa è la Curva che vorreste". Poi in piedi e a cantare, con la coreografia: "Questa è la Curva Sud". Non serve dire altro.
DELLA STESSA PASTA DEI SOGNI Il sogno inizia a prendere forma. Prima quarto posto, poi terzo. Secondo, caccia allInter. Si va a Cagliari il giorno della Befana e poi a Torino, nel delirio in maniche corte di Riise a meno tre gradi. Qualcuno «che me sa che è davvero romanista» ha gli occhi lucidi. Il 31 gennaio arriva il Siena ed è una data storica: cè chi si innamora e ancora non lo sa, cè chi trova unamica e inizia a scoprirlo, cè chi fa un gol di tacco sotto la sua Curva e impazzisce. E cè, soprattutto, chi in quella Curva ci si arrampica con tutte le forze: salta, strilla, piange, ride, bacia e abbraccia. Daniele De Rossi e quel cancello giallo diventano
tuttuno. Firenze, altra invasione, tra simpatici inservienti che non vedono lora di insultare i romanisti e Julio Sergio e Vucinic che, invece, non vedono lora di farli felici. E così succede. La Roma vola: partita dopo partita. Il 6 marzo arriva il Milan e dopo anni lOlimpico torna ad essere esaurito. Finisce 0-0. Sugli spalti, invece, la Capitale stravince.
ROMA VINCI INSIEME A NOI Il sogno pare diventare miracolo. Con lInter, il 27, di nuovo seggiolini tutti occupati. Provano a rubarcela, per lennesima volta. Ma De Rossi prima e Toni poi fanno impazzire tutti. Una sola parola per lo stadio: perfetto. Indimenticabili gli abbracci al fischio finale. Comunque vada. E va. Va con la Roma che continua a vincere. Tutti a Bari, come nellanno dello scudetto. E pazienza se è il sabato prima
di Pasqua, labbacchio e le uova possono aspettare. La sorpresa è firmata Vucinic, la certezza, come sempre, è il popolo giallorosso. Che non delude mai. Lautostrada per il San Nicola una marea giallorossa indimenticabile. Con lAtalanta cè il sorpasso, nel derby lapoteosi. E unaltra svolta storica. Dopo l1-0 firmato da Rocchi, la Sud ha un momento di sconforto. E la carica parte dalla Tevere stavolta: "Noi non ti lasceremo mai". Metti in circolo il tuo amore. Punto. Con la Sampdoria il momento più brutto, ma anche il più bello. Pazzini
gela tutti, la Curva non smette un attimo di cantare. Che sarà sarà, anche se sarà brutto, perché lo scudetto è sfumato sul più bello. La tv inquadra le lacrime di Mexes che, in quel momento, sono quelle di tutti. A Parma è di nuovo invasione. «Vinciamole tutte e vediamo che succede». Diecimila cuori e diecimila voci unite. I dirigenti emiliani sono senza parole. Uno per tutti: «Mai vista una cosa del genere». La trasferta di Parma, il primo maggio, è qualcosa di difficilmente comprensibile per chi non è romanista. Dei diecimila partiti con ogni mezzo tanti - tantissimi - sapevano che il campionato era finito la settimana prima. Ma comunque ci sono andati. Perché non conta come lo fai, ma quando. E in quel momento la Roma non andava lasciata sola. La finale di Coppa Italia è unaltra mazzata, ma nulla si può imputare a questa squadra. Per questo col Cagliari,
nellultima in casa, applausi per tutti. Quello contro i sardi, però, verrà ricordato come il Totti-day. La giornata dellamore immenso ed eterno dimostrato dai romanisti al suo Capitano, massacrato dopo il calcio a Balotelli da tutta Italia.
In tanti in Sud piangono: non rinnoveranno labbonamento, contrari alla tessera del tifoso. Se è un addio o un arrivederci, non si sa. Stessa cosa per le trasferte, che si concludono con lo spettacolo di Verona. Il futuro potrebbe essere unincognita, il passato e il presente no. E si chiamano in un solo modo: