IL ROMANISTA (D.GIANNINI) - «SUCCEDONO COSE che tutti ci auguriamo che negli anni prossimi non accadano più, e che ci sia una vera rifondazione del calcio». Stavolta nessuno può accusare i romanisti di essere "piagnoni", perché lattacco ai vertici del nostro pallone non arriva dalla Capitale, ma da una Genova ancora in festa per la qualificazione alla prossima Champions League. A campionato finito, a bocce ferme, il presidente sampdoriano, Riccardo Garrone, ha deciso di togliersi qualche sassolino (a dire la verità è piuttosto un macigno) dalle scarpe. Perché il quarto posto conquistato soffrendo fino allultima giornata non ha cancellato in lui il ricordo dei tanti torti arbitrali che hanno scandito la stagione appena conclusa
A campionato finito, a bocce ferme, il presidente sampdoriano, Riccardo Garrone, ha deciso di togliersi qualche sassolino (a dire la verità è piuttosto un macigno) dalle scarpe. Perché il quarto posto conquistato soffrendo fino allultima giornata non ha cancellato in lui il ricordo dei tanti torti arbitrali che hanno scandito la stagione appena conclusa. «Senza gli errori degli arbitri, la Sampdoria sarebbe arrivata terza evitando i preliminari di Champions» ha detto Garrone, che ha ricordato anche gli episodi più discussi, fino allultimo. Cioè fino a domenica scorsa: «Mi ha detto Lanna, che era a Bergamo, che il rigore al 96esimo non cera». Il riferimento è al penalty che ha permesso al Palermo di battere lAtalanta per 2-1, ma che non è servito a cambiare la classifica in virtù della vittoria blucerchiata col Napoli. «Anchio dico, come Marotta in passato, che gli arbitri sono scarsi e non aggiungo altro. Ci vorrebbe più attenzione da parte della Federazione - ha proseguito Garrone - Ad esempio non capisco perché non ci sia più lestrazione, magari con due fasce. Abbiamo avuto un inizio straordinario, poi sono successi una serie di episodi, come a Roma con la Lazio, sui quali parlai a tempo debito dicendo che a qualcuno forse convenivano».
La partita in questione è quella del 18 ottobre scorso. Finì 1-1 con le reti di Pazzini e Matuzalem, ma tutta la Sampdoria si infuriò per la direzione di gara di Orsato di Schio (lo stesso che contribuì alla eliminazione della Roma dalla Coppa Italia dello scorso anno nel quarto di finale contro lInter) che non concesse due rigori evidenti su Pazzini e Ziegler.
Quel giorno la Samp perse la testa della classifica che condivideva con lInter e Garrone tuonò: «Da quando siamo in testa è un crescendo di episodi negativi, forse diamo fastidio. Sudditanza? Parlerei piuttosto di arbitri scarsi, perché non sono così sciocco da pensare che ci sia sudditanza nei confronti di Ghirardi e Lotito». Lo stesso giorno il dg Marotta disse: «Noi non pensiamo di poter contendere lo scudetto allInter, non ne abbiamo i mezzi finanziari né calcistici, ma chiediamo pari opportunità».
Sette mesi dopo, Garrone è sempre più arrabbiato: «Queste cose - ha spiegato ieri - convengono a chi pretende lesclusività di arrivare nei primi quattro posti. Abbiamo avuto alcune gare con errori macroscopici, di quelli senza discussione. Facendo il saldo tra gare in cui siamo stati avvantaggiati e danneggiati, ci mancano almeno cinque punti. Avessimo quei cinque punti saremmo terzi e già qualificati nel girone di Champions League».
Ce lha con le squadre di vertice, Garrone. Non con la Roma. Ci mancherebbe altro, visto quello che ha combinato Damato nella partita del 25 aprile che ci ha fatto perdere lo scudetto. Quei 5 punti che mancano allappello nei suoi conti sono (si spera) già al netto dei 3 in più presi allOlimpico.
Alla Roma è andata anche peggio, perché sommando gli episodi contro Genoa, Milan, Livorno, Napoli, Cagliari e Sampdoria, al nostro appello di punti ne mancano 11. E, se è vero che la Samp sarebbe arrivata terza, noi dove saremmo oggi?