Ecco il modello Bayern Monaco

22/05/2010 alle 13:07.

ILROMANISTA (C.REUSCHER) - A Monaco di Baviera, capitale del calcio continentale, il pallone è diventato un affare. Anzi, un buon affare

è diventato un affare. Anzi, un buon affare. Da dove iniziare per raccontare il segreto di un modello che rende vincenti - e non in rosso - i conti di questa squadra? Per esempio, dai sottobicchieri delle birre, quei dischetti di carta che nei locali tedeschi ti mettono sotto il boccale per stoppare la birra che cola giù e non sporcare il tavolo. C’entrano anche loro con il successo economico del finalista di Madrid, il FC Bayern Monaco.

La leggenda racconta che proprio su uno di questi pezzetti di cartone rigido che il giovanissimo ex-giocatore e neomanager del Bayern, Uli Hoeness, ha abbozzato il primo contratto di sponsoring per le magliette dei giocatori. Correva l’anno 1979. Da quel giorno, e da 30 anni, è rimasto legato anche al nome di Hoeness la infrenabile ascesa, sportiva ed economica, dei biancorossi di Monaco. O per dirla più correttamente, dell’associazione sportiva, ora legata alla S.p.a FC Bayern. Qui, infatti, il calcio è per azioni ma non è un fallimento. Hoeness è legato a tal punto alla success story del Bayern che Franz Beckenbauer una volta ha ribattezzata la società il "FC Uli Hoeness".

L’ultima grande e fortunata operazione da manager, Hoeness l’ha messa a segno con il contratto a Arjen Robben, una specie di blitz concluso nell’autunno scorso. Costo pagato al Real Madrid per il giocatore: 25 milioni di euro. E quell’investimento ha portato fortuna alla squadra bavarese. Per un gioco della sorte, sarà proprio a Madrid che le due squadre che si contendono la , giocheranno. La à dalla quale un anno fa è partito Robben, il giocatore decisivo per i successi nazionali e continentali del Bayern. Quello di oggi al Bernabeu è in realtà una specie di derby tra le squadre delle à mitteleuropee più ricche, Milano e Monaco di Baviera. Due estremi che si toccano, considerando che quello che per Italia è il nord, in Germania è il sud. Ora Uli Hoeness è, non solo il manager, ma il presidente della Bayern e può osservare dall’alto il suo lavoro che ha edificato la ricchezza solidissima del suo FC Bayern. Spesso lui non ha potuto competere con le altre squadre europee nell’acquisto di giocatori costosissimi, anche per un suo principio di saggia gestione economica: comprare solo quello che ti puoi permettere, trovare prima i soldi e comprare poi la "merce".

 

La battuta più diffusa in Germania su Hoeness racconta che lui quando va in banca infila la porta dei depositi, tutti gli altri manager della Bundesliga invece attraversano quella del reparto prestiti. E infatti, se in Europa non riesce a misurarsi con certe ricchezze e spese, in Germania la sua società Bayern è invidiatissima.

I numeri del Bayern sono questi: un fatturato di 289,5 milioni di euro (Inter 196,5) con un utile positivo di 2,5 milioni euro (Inter -152,6 !). La associazione sportiva Fc Bayern controlla saldamente le azioni della S.p.a. FC Bayern tranne un 20 % in mano a due grandi sponsor Adidas e Audi. «Il segreto è che il Bayern controlla il suo patrimonio e le sue spese alla perfezione: non dipende dalle banche e ancor meno da magnati russi come gli inglesi», spiega Ludwig Karstens, uno dei player più affermati nella consulenza di sortmarketing in Germania. "Chi ti dice che il magnatenon fallisca domani e ti trascini con sé sotto una montagna di debiti?". I fattori più importanti della storia di questo successo tutto bavarese sono anche nella grande tradizione sportivi. Elenco, da non dimenticare: 2 coppe intercontinentali, 4 coppe campioni , 1 coppa Uefa, 1 coppa della coppe, 22 coppe nazionali e 15 coppe della Germania.

 

Ma per la salute del pallone bavarese decisivo è ben altro: il Bayern ha comprato la sua "casa", l’"Allianz Arena", lo stadio da 69mila posti e tecnologicamente all’avanguardia mondiale. I 340 milioni euro dopo appena cinque anni sono già pagati a metà, considerando che è sempre esaurito e fa guadagnare

al Bayern 60 milioni l’anno. Si aggiunge il settore commerciale, gadget, diritti televisivi da 69,6 milioni euro,

e gli sponsor della società che oltre all’associazione stessa sono gli azionisti esterni della S.p.a FC Bayern. Il portale della società è tra i più cliccati della Germania e, insieme al perfetto lavoro di comunicazione, garantisce una tale visibilità che gli sponsor fanno la fila. La Deutsche Telekom ha appena rinnovato

il contratto fino al 2013, con la somma più cospicua del calcio europeo - aumentandolo a 25 milioni di euro l’anno. Audi, per entrare nell’olimpo degli azionisti, ha appena pagato 90 milioni, soldi che ammortizzeranno più velocemente il costo dello stadio. E poi c’è questa trovata di Hoeness di legare gli sponsor

a doppio filo alla società creando sinergie utili a entrambi.

Esempio: la banca Hypovereinsbank (che appartiene al 100 % al gruppo Unicredit, sponsor ufficiale della ) ha messo a disposizione dei propri clienti libretti di risparmio, carte di credito e conti correnti, firmati FC Bayern, con tassi di interesse appetitibili che aumentano ad ogni gol e coppa portati a casa. Sono stati emessi 150mila libretti, con una media di mille euro per singolo deposito. Facile fare i conti. Così il Bayern ha lo sponsor ma anche lo sponsor ha il suo guadagno. Per la serata di oggi la banca ha sponsorizzato il public viewing della finale di Madrid nello stadio di Monaco, con tutti i 69mila posti regalati ai fan. Sarà una serata difficile solo per il manager e ex ad della Hypovereinsbank, Dieter Rampl, bavarese e innamoratissimo del suo FC Bayern, ma con un cuore spaccato in due da quando risiede a Milano perché presidente dell’italianissima Unicredit.

 

 

* Constanze Reuscher è giornalista corrispondente, inviata di arte tv di Strasburgo, e romanista dal momento che ha messo piede nella à nel 1989: era appena arrivato anche Rudi Voeller, giocatore che fino a quel momento aveva giocato nella squadra di Bremen, il Werder, à natale dell’autrice