IL ROMANISTA (M.MACEDONIO) - Non smentisce se stesso, Claudio Ranieri, a cominciare dallo stile che lo contraddistingue. E fa quindi innanzitutto i complimenti allInter, parlando ai microfoni della Rai al termine della partita: «Sentivamo molto la gara dice il tecnico. Peccato. Ci ha condannato un episodio, ma noi abbiamo fatto del nostro meglio. Complimenti a loro.
LInter si è confermata la squadra arcigna che conosciamo. E un gruppo che ci mette sempre quel qualcosa in più. E che, soprattutto, sa mettere sotto pressione larbitro. Lo fanno sempre. Credo che sia scientifico». Tornando sulla prestazione dei propri ragazzi, confessa: «Sono dispiaciuto perché non abbiamo giocato come sappiamo. Avevo detto di non metterla sul piano fisico perché loro sono maestri. Semplicemente, non siamo entrati in partita. In particolare, nel primo tempo. E su uno di quei palloni persi, Milito ci ha fatto gol. Lui è uno che trasforma sempre tutto in oro. E uno di quei campioni che al momento giusto escono fuori. Noi invece non siamo stati al 100% e ne abbiamo risentito». Stanchezza? «Non credo, perché poi abbiamo giocato fino in fondo. Dispiace perché con lInter avevamo fatto due ottime partite, sia qui in casa che a SanSiro. Io provavo a urlare ma, con tutto il tifo, non mi sentivano a cinque metri , figuriamoci a cinquanta. Dico ancora peccato, perché la squadra aveva ripreso lentusiasmo e la sua fisionomia. Cera quella voglia di girare il risultato, ma nei singoli episodi la fortuna non ci ha arriso». Gli chiedono ancora cosa sia successo nella testa di Francesco. «Loro sono bravi nel provocare. Ma tu devi stare sereno. Il suo è stato un fallo di frustrazione. Peccato, perché non è da campione comè lui». Da domani si torna a pensare al campionato. «Dobbiamo crederci. Cercare di vincere la partita con il Cagliari e poi quella con il Chievo. Non sarà facile ma dobbiamo fare il nostro massimo per stare poi con la coscienza a posto». Dopo quello che è successo domenica sera, pensa che ora daranno tutte il massimo? «Certo. Questo deve essere il calcio. Tutti devono dare il massimo»