
IL ROMANISTA (L.PELOSI) - Dice che non è mica necessario andare a cena tutti insieme, essere tutti amici. Chi lo dice magari pensa al fatto che la storia del calcio è pie- na di squadre che hanno vinto senza che i giocatori si salutassero tra loro. Però magari chi lo dice non è della Roma e magari non ha visto i cocci di una squadra rimettersi insieme proprio andando a cena tutti insieme e vincere 11 partite consecutive
E non era solo lì, dato che i brasiliani hanno preferito festeggiare per conto loro e qualcun altro, come Ranieri, è rimasto in famiglia. Limportante, in fondo, era seguire la raccomandazione di Julio Sergio: «Limportante ora è che mangiamo bene, dormiamo tanto e recuperiamo per la Samp». Seguita la raccomandazione, poco dopo la mezzanotte i giocatori sono usciti. Da lì a mettersi in moto per arrivare a casa, poi, è stata tutta unaltra storia, una storia di cori, canti, abbracci, fotografie. Una storia suggellata dal gesto di battaglia di Toni che, salito sulla macchina di De Rossi, ha tirato fuori dal finestrino una finta ascia di guerra. Metti una sera a cena la Roma allAventino. Metti i giocatori proprio lì dove stavano nove anni fa per lo scudetto oppure 5 anni fa per riprendersi da una crisi. E sempre la stessa cosa, è sempre la Roma che trova la sua forza dentro se stessa. Mettili poco prima sotto la Curva Sud, tutti contenti allo stesso modo, dalla riserva che non gioca mai ai "capitani" che sono stati sostituiti, fino ai protagonisti della partita. Immaginali tra un mesetto a cena tutti insieme. Dice che... «Non succede, ma se succede...» Lo dicevano anche loro ieri a tavola. Se succede li troverete a cena insieme, chissà forse proprio là dove nacque la squadra di Spalletti, tra San Saba dovè nato Ranieri e Testaccio dovè nato il mito della Roma.