IL MESSAGGERO (R. RENGA) - La frase dordinanza, quando si verificano fatti al di fuori della norma, drammatici o tragici che siano, è questa: ognuno si assuma le proprie responsabilità. Lo diciamo e ci sentiamo con la coscienza a posto: il nostro dovere labbiamo fatto. Ma ci guardiamo bene, tutti e ogni volta, dallindividuare chi se le dovrebbe assumere, queste benedette responsabilità. Passiamo al più recente degli esempi: il derby.
Ci sono stati incidenti in campo e in città, più gravi, ovviamente questi ultimi: quando un ragazzo viene ferito al collo, siamo di fronte a un tentato omicidio, non alla puncicata al sedere, specialità romana offerta dalle ultime generazioni. Scene volgari in campo: aggressioni, caccia alluomo, calci, tenetemi sennò lammazzo.
Totti, che era stato criticato per aver fatto pollice verso allandata (vi mando in B), questa volta, tanto per non lasciare dubbi, ha raddoppiato i pollici, rivolgendosi alla propria tifoseria, non allaltrui. Reja ha chiesto una punizione esemplare per lui e non per i suoi, dimostrando di essere di parte: non vale. Molti episodi post derbistici sono da censurare, ma la colpa è veramente dei giocatori?
Si tratta di ragazzi dai venti ai trenta anni, ai quali per giorni e per settimane viene urlato che conta solo il derby, che non è una partita di calcio, ma una guerra, che bisogna assolutamente vincere, non importa come. Anzi, cé più gusto a rubare.
I tifosi laziali coltivavano un sogno, reso pubblico: fermare la Roma e dare il via libera allInter.I tifosi romanisti avevano fatto un altro sogno: spingere la Lazio in B.
Quante volte hanno ascoltato queste sirene i calciatori? Radu, Totti, tutti, sono studenti modello di una scuola, che ha per insegnanti ragazzi come loro, signori anziani, operatori dellinformazione, che in settimana hanno terminato lenfasi di cui erano in possesso. Colpevoli i giocatori, ma soprattutto coinvolti in un gioco più grande e peggiore di loro.
I teppisti, si sa, non leggono. E non si fanno traviare da ciò che vedono o sentono. Escono da casa con il coltello e non hanno bisogno di spinte o suggerimenti. Ai delinquenti, che si trovano da una parte e dallaltra e forse non fanno parte di alcuna tifoseria, non bisogna fornire alibi o dare scorciatoie. I ladri e gli assassini, da sempre, si muovono nel buio, che li nasconde e li protegge.
Ci chiediamo, allora, come sia stato possibile far giocare questo derby alle diciotto e trenta e quindi garantire agli accoltellatori laiuto delloscurità. Per motivi di ordine pubblico il derby è stato anticipato di due ore e un quarto. Ma non sapevano prefettura e questura che alle venti il sole se ne sarebbe andato? Erano altri gli ordini da dare e guardate quante alternative, senza creare fastidi alle tivvù paganti: inizio alle dodici e trenta, alle tredici e trenta, alle quattordici e trenta, alle diciassette.
I teppisti non sarebbero stati avvolti dal buio, forse avrebbero lasciato perdere sapendo che gli agenti potevano vederli, scovarli, prenderli. Un suggerimento: non vanno confusi tifosi e delinquenti e una cosa sono gli ultras e unaltra i teppisti. La sensazione è che di calcio, e dunque di violenza nel calcio, si occupino sempre non addetti ai lavori, che ignorano, sbagliano e si sorprendono.