Totti, gemello diverso

24/04/2010 alle 11:27.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Domani sera, vederli nella stessa partita all’Olimpico, ma per la prima volta da avversari, farà un certo effetto. Totti e Cassano, lo dicono loro e c’è da credergli, sono nati per stare insieme e non contro. Uno accanto all’altro. Franco Sensi creò il tandem più bello e geniale, proprio all’inizio del nuovo secolo. Il massimo per la Roma campione del 2001. Francesco 25 anni, al top della sua un carriera straordinaria, Antonio, 19 anni, svezzato dal suo Bari e in rampa di lancio. La meglio gioventù d’Italia. Trapezisti in campo, gemelli fuori.

Cassano nella capitale torna spesso. Per giocare in quello che poteva essere lo stadio della sua consacrazione; per vedere gli amici che ha qui. Stavolta, incrociando finalmente . E sarà diverso. C’è solo un precedente, brevissimo, un anno e mezzo fa. Si affrontarono per sei minuti, un lampo sotto il diluvio, il 29 ottobre 2008: non una partita di campionato, sospesa subito da Tagliavento, ma un’occasione per farsi due risate e schizzarsi un po’ come fossero sul bagnasciuga a Ostia. Ora Totò si presenta con la Sampdoria di Del Neri, altro ex che anche qui come a Genova adesso ebbe problemi con il barese, per difendere il quarto posto in classifica e per portare la sua squadra in . Da interista, non si fa problemi: il dispetto a Francesco gli peserebbe meno e poco gli importa se incasserà i soliti insulti dai tifosi giallorossi.

L’amicizia con non è più quella di prima, anche se dopo il gelo i rapporti sono tornati comunque decenti. Cassano è cresciuto a casa di mamma Fiorella. E spesso, a casa di Francesco, ha svernato anche mamma Giovanna. Rapporto intenso tra le famiglie. Gente di cuore. Proprio come Francesco e Totò e nessuno dirà mai il contrario. Litigarono, e fa sorridere, per la prima volta per un questione di soldi. Due generosi come loro. Con i più sfortunati, con il mondo. Gelosie di spogliatoio e galeotta una battuta di Vincenzo Montella. «Ti ha portato in tv a fare il cagnolino?». ospite a C’è posta per te, gettone da 10 milioni delle vecchie lire. Ma impose la presenza di Cassano, girandogliene 2 dei 10. Totò accettò, ma poi ebbe, per lo sfottò subìto da Montella e da altri, una reazione postdata e non si parlarono per un bel pezzo. Si riabbracciarono in ritiro a Kapfenberg. Non durò molto. Dopo l’Europeo portoghese del 2004, la migliore avventura azzurra di Totò, i dirigenti giallorossi, andato via Capello, non riuscivano più a gestire il barese. Prandelli si arrese a fine estate, dopo essere stato trattato male a Perugia, in un’amichevole d’agosto, davanti a tutti. Indifendibile Cassano che, però, avrebbe voluto dalla sua parte e anche l’altro amico, Montella. Che, dopo averlo aiutato per anni, però, lo mollarono. Via il saluto al capitano e unico rapporto stabile con Mancini. Un anno dopo la rottura con Spalletti che, a Castelrotto, gli abbassò lo stereo in palestra davanti a tutti. La sfida dell’allenatore, svelto a togliergli anche i gradi di vice capitano, lo mandò fuori di testa. E fuori squadra, già alla prima di campionato. A gennaio Totò fu regalato al Real. Dal Bernabeu, nella conferenza stampa d’insediamento, inviò tanto veleno via etere a Francesco.

Dopo il lungo periodo di gelo, la pace. Ma con Cassano non è più lo stesso. «Sì, ora ci parliamo, quando ci capita di vederci. Ma non ci sentiamo più. Peccato. Perché era un ragazzo d’oro. Ha però fatto tutto lui. Va dove lo porta il vento», il racconto del capitano nell’intervista di mercoledì sera a Le Iene. Tutto confermato da Totò: «E’ vero, abbiamo rotto per colpa mia. Della mia testa matta. E’ un amico, ho fatto disastri e l’ho allontanato. Lui, però, mi vuole bene». Andò al matrimonio di Francesco con Ilary: «Io, invece, non sono stato invitato al suo: è una cerimonia più intima». Lo aspetta all’Olimpico domenica sera, in testa alla classifica: «E’ il partner d’attacco più forte con cui ho mai giocato. E ci divertivamo tanto, in campo e fuori. Ma stavolta deve stare buono. Può fare la differenza. Quando vuole ha numeri eccezionali, spero che li lasci a Genova». Si gioca di sera, alle 20,45. guarda all’orario del match e sa che non c’è fidarsi dell’ex amico che adesso raccoglie consensi, proprio come il capitano, anche in libreria (un’autobiografia e una raccolta di aforismi). «Visto l’ora in cui andava a dormire, lo chiamavo il metronotte». Appunto.