IL ROMANISTA (G. PIACENTINI) - Bari non ha segnato ma, cosa abbastanza rara per un attaccante con le sue caratteristiche, si è trasformato in uomo assist. E cè anche qualcuno pronto a giurare che per un attaccante far segnare un compagno di squadra sia come segnare lui stesso. Non è questo il caso di Luca Toni, uno che è nato ed ha sempre vissuto per il gol.
Lattaccante da 20 gol a stagione, quello che fa tremare i pali e le traverse oltre alle difese avversarie. Quando il 2 gennaio scorso è arrivato nella capitale Luca Toni, si è avuta la stessa sensazione. Non tanto per quello che era stato capace di fare negli ultimi mesi a Monaco di Baviera, quanto per quello che aveva sempre fatto in carriera: i gol. E in questi pochi mesi in maglia giallorossa (condizionati da un infortunio muscolare che lo ha tenuto fuori per quaranta giorni) ha fatto quello che tutti si aspettavano. Ha segnato, cinque gol in dieci gare (e alcuni spezzoni), ma è andato anche oltre. Si è preso sulle spalle il peso dellattacco romanista che troppo spesso ha dovuto rinunciare a Totti, ha fatto reparto da solo: ha fatto alzare in piedi il pubblico dellOlimpico non (solo) per i gol ma per le punizioni conquistate nella metà campo avversaria quando la squadra era in difficoltà. Non è che queste cose si vedano tutti i giorni. AllOlimpico non si vedevano dai tempi di un centravanti argentino che quando segnava faceva la mitraglia; prima di lui ce nera un altro che ha inventato lesultanza senza maglia ma più spesso mostrava il pugno. Ora cè lui che fa il gesto dellorecchio, e quello che si augurano i tifosi giallorossi è di continuare a vederlo ancora per molto tempo. Perché, come per il passato, significherà che la Roma potrà vincere qualcosa di molto importante.