Toni alla prima stracittadina «Non vedo l’ora di batterli»

13/04/2010 alle 09:47.

GASPORT - Che la vittoria ci sorprenda tranquilli ma la felicità ci colga pronti a tutto! E, dunque, i romanisti sognano traversate individuali e incontri con tutti, nuovi giri nella storia, maschere colorate, bandiere al vento, tessuti fruscianti, voci nella brezza primaverile. Il 16 maggio, mese di sogni, giorni di festa e sole caldo. Come nel 1983, Ma è ancora presto per lasciarsi andare, per essere pronti a tutto. Anche — come dice Angelo, l’edicolante di piazza Venezia, che ostenta certezze rassicuranti — a «ordinare per la prossima stagione maglie di due taglie più grandi, per metterci tutte le coccarde...».

«Siamo uno— altra espressione felice — ma non è ancora finita. Ci manca il derby». E qui cessano le parole. Perché pensando alla sfida di domenica sera non si sa più come prendere quell’aria frizzantina di cui ieri parlava Mirko Vucinic: respirarla a pieni polmoni o vivere i giorni che verranno in apnea? Luca Toni non ha paura, lui non vede l’ora. «Abbiamo già compiuto un’impresa — ha detto ieri sul suo sito — e non vogliamo fermarci proprio ora sul più bello. Datemi il derby!».

Per lui sarà il primo, un esordio col botto. Lanciati I proverbi portano alla felicità e allora la Roma ha fatto trenta e vuole fare trentuno. «Non molliamo ora», ha urlato domenica Mexes, tradendo forse un certo logorio psichico e fisico. In realtà, la Roma ha fatto 23 risultati utili consecutivi — un’enormità — e per vincere quella cosa che i romanisti non nominano dovrebbe allungare la striscia positiva fino al traguardo, toccando quota 28, una follia. Però a novembre sembrava assurdo anche sognare che la Roma potesse contendere questo campionato all’Inter (c’era chi invece ci credeva e gliene va dato atto).

Dunque, perché non crederci ora con tutti i sentimenti? Oltretutto la squadra è lanciatissima: le cinque vittorie consecutive ne fanno la squadra migliore nelle ultime cinque gare (15 punti) con un distacco sensibile sulla seconda, guarda un po’ la Lazio, a quota 11. Paura? Al massimo, tranquillità.