Tommasi: "Tutti allo stadio? Non c’è bisogno neanche di dirlo"

10/04/2010 alle 10:05.

IL ROMANISTA - «Un appello ai tifosi perché vadano allo stadio domenica? Non credo proprio che ce ne sia bisogno» dice Damiano Tommasi, che sull’Olimpico pieno è pronto a scommettere, conoscendo il pubblico romano. Ha smesso di viaggiare, l’ex centrocampista giallorosso, dopo aver peregrinato dalla Spagna all’Inghilterra, fino alla Cina, che ha lasciato ad ottobre, dopo dieci mesi.

 
E’ ora di pensare a cosa farai da grande?
«Di certo, il calcio giocato non lo lascerò. Perché per me il calcio è un pallone, un campo e qualcuno con cui giocare. E questo durerà perlomeno finché il fisico mi reggerà. Ho però iniziato una collaborazione con l’Associazione Italiana Calciatori. Io al posto di Campana? Sto ancora cercando di capire cosa voglia dire impegnarsi dietro una scrivania, ma so che professionalmente è arrivato anche per me il momento di cambiare ruolo».
 
Parliamo della tua ex squadra. Che idea ti sei fatto del momento attuale?
 «Questa Roma ha un vantaggio, che negli ultimi anni non sempre si era avuto. Quello di aver raggiunto con largo anticipo - anche se non c’è ancora la matematica - l’obiettivo che ci si era posti ad inizio stagione, ovvero entrare nei primi quattro posti. E ora anche nei primi tre! Questo dà all’ambiente quella serenità che forse mancava. Penso ai problemi legati alle risorse economiche societarie.  a squadra deve però ora guardare soprattutto a se stessa e non pensare all’Inter. L’obiettivo di inizio campionato è stato raggiunto e se n’è creato un altro, piacevole, che dà nuovi stimoli…».
 
Domenica c’è . Nell’anno dell’ultimo scudetto, la Roma vinse entrambe le gare contro i  nerazzurri. Con un tuo gol, nel fango, a Bergamo.
«Fu più importante quello di Montella nella partita di ritorno. Un gol cercato e arrivato finalmente nel secondo tempo. Contò molto, allora, la bravura di Vincenzo negli spazi stretti. Probabilmente fu determinante anche andare a vincere in casa loro, all’andata, visto che l’Atalanta era un po’ la rivelazione dell’anno, ma nella partita di ritorno – che assomiglia molto a quella che la Roma si appresta a giocare domenica – fu decisivo non tanto l’aspetto psicologico, quanto portare a casa la vittoria. In qualsiasi modo…».
 
La Roma può schierare ora un tridente con , Toni e Vucinic. Cosa ne pensi, anche in rapporto al trio - Batistuta-Montella?
«Loro tre giocarono  poche partite insieme. In campo andava per lo più Marco (Delvecchio, ndr) con due dei tre. Perché quando ti ritrovi giocatori così, hai anche la fortuna di poterli interscambiare. La Roma di oggi il tridente l’ha potuto provare solo una volta. Ed è difficile quindi dire se può costituire un’arma in più. Ma mi fido di Ranieri, che ha dimostrato di saper gestire le risorse a disposizione molto meglio di tanti opinionisti».
 
Cosa pensi del tecnico?
«Che ha il vantaggio di essere romano e conoscere bene l’ambiente romanista. Questo gli ha permesso di gestire al meglio i rapporti anche con l’esterno. E poi, di essere arrivato in un momento in cui le cose andavano male e ha potuto quindi fare le sue scelte liberamente. I meriti che gli riconosco?  Aver dato solidità alla squadra e gli stimoli giusti ai giocatori».
 
Quanto è importante, in momenti come questi, che il pubblico riempia lo stadio? «Lo è soprattutto quando si affrontano squadre di mediobassa classifica. Perché le grandi sono abituate a giocare contro un pu blico rumoroso e numeroso, mentre le piccole soffrono di più il condizionamento ambientale».
 
Domenica, quindi…? «Tutti allo stadio. Ma non c’è bisogno di dirlo…».