
CORSPORT (R. MAIDA) - Dica la verità: come ha vissuto il derby romano? «Lho seguito alla radio. Quando Vucinic ha segnato il secondo gol mi è scappato un sorriso. Ma non per una questione di tifo. Serviva allAtalanta. La Lazio, più del Bologna, è il nostro avversario nella corsa salvezza». (Spieghiamo: Simone Tiribocchi è di Fiumicino, dove mare e cielo si toccano in pochi secondi grazie alle ali di un aereo. Romanista da sempre, come papà Sergio. Ma mai calciatore della Roma: per uno scherzo dei talent scout, ha giocato nelle giovanili della Lazio. Ora segna per lAtalanta:
Domani lAtalanta va a sfidare lInter. Lei ha già segnato a Inter, Milan e Roma. Ora che fa?
«Spero di continuare. Sarebbe il massimo un gol a San Siro. Una cosa è certa: andiamo là per vincere, sapendo che è difficilissimo. Abbiamo poche possibilità di rimanere in serie A e vogliamo giocarcele tutte».
Se ferma lInter, fa un grande favore alla Roma.
«Beh, io vorrei aiutare lAtalanta. Lanno scorso ho fatto 11 gol, il mio record in A, e sono andato giù con il Lecce. E stata la prima retrocessione della mia vita. Non voglio che si ripeta. Poi è chiaro, sarei contento di aiutare la Roma a vincere lo scudetto».
E la sua migliore stagione da calciatore?
«Forse sì. Soprattutto se penso a come era partita. Sia con Gregucci, sia con Conte, sia con Mutti sono partito da riserva. La società puntava molto su Acquafresca. Poi sono diventato titolare e ho dato una mano. Ma non intendo fermarmi qui».
Una volta Marco Amelia ha detto: Il mio sogno è indossare la maglia della Roma almeno un secondo prima di smettere. Anche per Tiribocchi è così?
«No, non sogno più. Magari prima un pensierino lo facevo. Ormai ho 32 anni e sono contento di quello che ho combinato nella mia carriera. Certo, se penso che gente come me, Maccarone, Pellissier non ha mai avuto una chance in una grande squadra, mi pongo qualche domanda».
Si è dato una risposta?
«Ci ho provato. Mi sono messo in discussione. Due spiegazioni plausibili: da una parte è stata colpa mia, dallaltra colpa degli infortuni. Fisicamente non sono mai stato bene come adesso».
Colpa sua in che senso?
«Nel senso che ho capito tardi, intorno ai 25 anni, che ero davvero un professionista. Prima credevo poco in me stesso e facevo qualche cavolata».
Tipo quella di lanciare una maglia in terra e insultare i tifosi, stile Balotelli?
«Per carità! Ho già faticato tanto per ottenere quello che ho. Figurarsi se avessi fatto cose del genere...»
E stato il matrimonio con Gloria Zanin, miss Italia 92, la sua svolta?
«Sicuramente. Siamo sposati da tre anni, forse dovevamo incontrarci prima... Lei mi ha dato serenità. Conoscendo gli alti e bassi di una vita sotto i riflettori, ha saputo trasmettermi certezze. Ora stiamo cercando di allargare la famiglia. Magari faccio gol anche là».
A proposito di gol, può spiegarci il suo modo di esultare? Quel pugno che va su è giù che significa?
«Lho preparato proprio con Gloria. Siccome il mio soprannome è Tir, un po perché è il diminutivo di Tiribocchi e un po per la mia stazza, il gesto indica il clacson a corda dei camion».
Quando ha segnato contro la Roma però ha esultato timidamente...
«Era il gol dell1-2, tutto qui. Se Julio Sergio non mi avesse fermato sul possibile 22 sarebbe stato diverso».
E papà Sergio che avrebbe detto?
«Niente. Lui anzi era dispiaciuto perché lAtalanta aveva perso. Dispiaciuto per me. Le dico questo: quando gioco contro la Roma do sempre qualcosa in più, proprio per non dare adito a pensieri stupidi».
Se retrocede, dove va?
«Resto allAtalanta. Ho altri due anni di contratto. E cambiare per cambiare, non ha senso. Cosa faccio, vado a lottare per la salvezza da unaltra parte? Qui sto anche vicino a casa».
Ma come: lei è romano.
«Sì ma abito a Rosà. E il paese di mia moglie, in provincia di Vicenza. Il posto ideale per far crescere un bambino. Lì vivrò quando non giocherò più. Certo, Roma è sempre Roma. Ma è grande per i miei gusti, meglio la tranquillità. Il futuro comunque è lontano. Ora voglio salvarmi».