Roma, Pizarro chiave dei sogni

03/04/2010 alle 10:32.

CORSPORT (P. TORRI) - Insostituibile. Così lo ha definito Claudio Ranieri. Se uno non sapesse chi è, potrebbe pensare svariati no mi della rosa giallorossa. Solo dopo qualcuno si arriverebbe al giusto destinatario. Perché è David Marcelo Pizarro, l’uomo del Cile che gioca con la testa e con il cuore.

C’è anche un riscontro statistico a confortare la scelta di Ranieri. Da quando il tecnico si è seduto sulla pan­china giallorossa, con Pizarro in cam­po, in campionato la Roma ha perso soltanto una partita, quella di San Siro contro i rossoneri, una sconfitta che ancora non è andata giù dalle parti di Trigoria, e non solo, con il Livorno e a Udine il cileno non giocò, poi, da quel­la sconfitta in Friuli, la Roma in Italia non ha più conosciuto la parola sconfit­ta arrivando a ventuno risultati utili consecutivi che l’hanno proiettata dove è adesso, a un punto dall’Inter capoclassifica, legittimando il ritorno della parola scu­detto da questo parti.

Pensare che sino a qual­che mese fa, a Roma c’era ancora qualcuno che stor­ceva la bocca quando par­lava Pizarro, fa troppe finte, non è un giocatore di alto livello, non ha il fisico e le dimensioni per fare la differenza e altre amenità di questo tipo si diceva­no di quest’uomo che quando parla non abbassa mai lo sguardo. Perché è vero che non può essere definito un gigante, ma lo è lo stesso per personalità, cari­sma, cuore, leadership. Nessuno a Ro­ma, per esempio, ha più dimenticato i centoventi minuti giocati dal cileno nella passata stagione nella gara di ri­torno degli ottavi di finale di Cham­pions league, una partita in cui è anda­to in campo pur non stando in buone condizioni fisiche, una partita in cui più lo picchiavano e lui più si rialzava.

Oggi a Bari toccherà ancora al cileno prendere per mano la Roma e portarla oltre l’ostacolo Bari e ancora più vici­na alla parola scudetto, quello scudetto a cui ha rinunciato lasciando l’In­ter di Roberto Mancini che lo aveva voluto per poi non farlo quasi mai giocare. Da quel giorno quando salutò tutti ad Ap­piano Gentile, sogna di prendersi la rivincita contro i nerazzurri, in qualche misura se l’è già presa, l’ultima volta appena una settimana fa, ma vuole completare l’opera scucendo il tricolore da quella maglia nerazzurra che, di fatto, gli han­no fatto quasi soltanto vedere. Tocche­rà ancora a lui, in mezzo al campo, ca­pire la partita, soprattutto capire prima degli altri, cosa che gli riesce spesso e volentieri, consentendogli di arrivare in anticipo rispetto a quelli che maga­ri sono più alti di lui di una spanna. Ai suoi fianchi avrà da una parte e molto probabilmente Rodri­go Taddei dall’altra, davanti tre attac­canti che si chiamano , Toni e Vu­cinic che dovranno essere nelle condizioni di fare male. Sarà sufficien­te rifornirli di un buon numero di pal­loni, al resto penseranno loro.

Per quei rifornimenti Ranieri sa di poter contare sul fosforo di questo ragazzo di tren­tuno anni che ha già deci­so di concludere la sua carriera italiana con la maglia della Roma, in­dossata la prima volta nella stagione 2006- 07. Rimarrà qui sino al tren­ta giugno 2013 come da contratto fir­mato, poi tornerà a casa sua per con­cludere con il calcio giocato con la ma­glia della squadra della sua à, Val­paraiso. Fino a quel giorno, però, la Ro­ma sa di poter contare su un giocatore che sa fare la differenza, un uomo ve­ro e un romanista acquisito. Non è po­co. E Claudio Ranieri questo lo ha ca­pito da un pezzo. Per questo gli ha af­fidato le chiavi di una Roma che sogna lo scudetto.