IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Fine dei giochi! Arriva al capolinea l'avventura fin qui meravigliosa di Ranieri & Co. che sbattono, come da pronostico, sulla Sampdoria di Cassano. E se il barese aveva alimentato le preoccupazioni della vigilia, ci ha pensato invece Pazzini a tarpare le ali alla Roma e consegnare nelle mani dell'Inter il quinto scudetto consecutivo. I nerazzurri tornano avanti di due lunghezze e, calendario alla mano, pensare a un altro passo falso degli uomini di Mourinho appare alquanto improbabile. Giusto così, forse, perché la Roma ha dominato la partita contro la Samp ma non ha avuto la cattiveria per chiuderla. E nel calcio quando sbagli troppo poi vai sotto: arriva così la sconfitta in campionato dopo
Il resto è la Roma titolare che scende all'Olimpico per mettere un altro mattoncino su quella costruzione sulla carta meravigliosa progettata da Ranieri. E in campo, almeno nella prima frazione di gioco, ci sono solo i giallorossi. Totti ha voglia e si vede, la condizione fisica è in crescita e non ci mette molto a riprendere la «sua» Roma per mano. In avvio un regalo del guardalinee Romagnoli che blocca Cassano lanciato a rete per un fuorigioco inesistente. La paura sveglia i giallorossi che prendono possesso del campo, giocando sempre di prima il pallone. Pizarro è padrone del centrocampo e lì davanti Totti, Vucinic e Menez parlano una lingua che solo loro capiscono. Il capitano distribuisce e riceve, mette in movimento il giovane francese che smonta pezzo per pezzo il lato sinistro della retroguardia doriana. Dall'altra parte Vucinic fa anche di più: sempre al centro dei movimenti offensivi giallorossi, duetta con Totti strappando più volte l'applauso all'Olimpico. E non è un caso se il gol del vantaggio arriva proprio al termine di un triangolo aperto dal capitano e che lo stesso chiude con un diagonale alle spalle di Storari. Undicesimo gol in campionato per Totti che torna a segnare davanti al suo popolo dopo cinque mesi di digiuno: ventiduesimo sigillo stagionale.
In campo c'è solo la Roma che però sbaglia troppo e non chiude il discorso solo perché è troppo leziosa negli ultimi metri. Ma tra i pali la Samp ha anche uno Storari in grande condizione che dice più volte «no» alla Roma: prima deviando sul palo la botta da distanza ravvicinata di Totti, poi negando la gioia a Vucinic che ha un diverbio verbale con Perrotta... subito sedato da Totti. Sarà, ma la Roma che torna in campo dopo la pausa non sembra avere la stessa concentrazione e dopo sette minuti incassa il gol del pareggio a opera di Pazzini: ma gran palla del solito Cassano. Inizia così l'assedio giallorosso con la Samp, in piena corsa Champions, che si chiude lì dietro. I romanisti arrivano da tutte le parti ma la diga alzata da Delneri lì dietro tiene. Ranieri prova a cambiare, mette dentro Toni e Taddei ma ottiene l'effetto contrario rimediando il gol del raddoppio doriano, sempre firmato Pazzini, che chiude i giochi e il campionato della Roma. Inutile lo sfogo a fine gara di Roselli Sensi così come è inutile prendersela con «una direzione di gara inadeguata», ma il popolo giallorosso reagisce bene: meno i giocatori, lacrime di Mexes e corpi straziati sul prato. Finisce comunque con cori e applausi per questa squadra che va sotto la Sud perché ha fatto sognare una città. Per la gente va bene anche così... ma che peccato!