Ranieri, sognare si può: "C'è un portone aperto"

03/04/2010 alle 09:44.

CORSERA - Dove c’era uno spiraglio, oltre il quale solo gli inguaribili ottimisti sbirciavano un sogno, adesso c’è un portone. E se lo dice Claudio Ranieri, che è uno a cui piace stare sempre con i piedi per terra, vuole proprio dire che la Roma sta bene e che da qui alla fine del campionato potrà giocarsi tutte le sue carte. A partire da oggi pomeriggio, a Bari, accompagnata dall’esodo pre-pasquale di oltre 13.000 tifosi: «E io ringrazio il popolo giallorosso che viene a sostenerci - dice il tecnico di San Saba - perché faranno tanti chilometri e staranno lontano dalla famiglie in un periodo di festa».

Tutti al seguito della Roma che, per la prima volta, metterà in campo dal primo minuto , Toni e Vucinic tutti insieme. La Roma seconda in campionato, a un punto da un’Inter sempre più nervosa, a immagine e somiglianza del suo tecnico, José Mourinho, che continua a sentirsi vittima di un complotto a suo sfavore: «Non se Mourinho si riferisca agli arbitri - è la risposta di Ranieri -. Mourinho deve stare sereno, gli errori ci sono da una parte e dall’altra. Ricordo che contro di noi hanno segnato un gol che doveva essere annullato. Penso anche al calcio di Chivu a Toni e il rumeno non è stato espulso. Anche Mourinho dovrebbe accettare le decisioni dell’arbitro. Contro di noi l’Inter ha perso, è stata anche sfortunata perché ha preso tre pali: capisco la tensione, ma non c’è niente di misterioso».

La designazione di Nicola Rizzoli non è un problema, anche se l’ultima volta che ha arbitrato la Roma, a , ha fischiato al 90’ un rigore molto dubbio (fallo di mano di Méxes, involontario) che è costato due punti ai giallorossi: «Mi sento sereno perché Collina pondera e manda gli arbitri per cercare il massimo per tutte le squadre. Poi l’errore ci sta. A , vista l’azione in televisione, ci si accorge che la palla ha sbattuto prima sulla coscia di Méxes e poi sul braccio, per cui, vista l’interpretazione data ultimamente al regolamento, non era calcio di rigore perché mancava la volontarietà. Però, lo dico io che ho subìto la decisione e perciò sono più credibile, bisogna tenere conto della posizione in campo dell’arbitro. Rizzoli non ha notato che la palla sbatteva prima sulla coscia di Mexés e ha visto solo che sbatteva sul braccio. Quella era la sua prospettiva e quello ha deciso. Per cui ci ha fischiato il rigore contro. Ma io mi sento molto sereno». E se Mourinho non lo è, peggio per Mourinho.

Via con il tridente, allora, a caccia dell’aggancio o del sorpasso. L’importante è mantenere l’equilibrio, in campo e fuori: «-Toni-Vucinic? Si può fare se tutta la squadra corre e riesce a restare compatta. Francesco sta bene, si è allenato molto. Gli manca il minutaggio, ma sono contento di lui. Già sta meglio della sfida contro l’Inter. Abbiamo fatto tanto senza il nostro capitano, il nostro condottiero. Ora ritorna e vuole fare bene come noi. Dobbiamo far sognare i nostri tifosi, ma noi dobbiamo pensare ai fatti: l’Inter ha ancora qualcosa in più, perché sta un punto avanti alla Roma. Poi c’è la Roma e poi c’è il Milan. L’Inter è la favorita, è lei che deve vincere, ma noi stiamo là. Ci si è aperta non una porta, ma un portone. Dobbiamo lottare. Alla fine del campionato non dovremo avere senza rimpianti. Se poi saranno stati più bravi di noi, stringeremo loro la mano».

Via anche con i sogni, allora. Ma non per Ranieri, che quando gli chiedono se ci sono analogie tra la Roma del 2001, campione d’Italia, e quella di oggi risponde secco: «No, quella era una supersquadra: costruita e pagata, dopo una lunga ricerca pezzo per pezzo. No, proprio non ci sta nessuna similitudine. O, almeno, io non ne vedo».