CORSPORT (E. PIERGIANNI) - «Se non lo avessi perdonato, oggi di sicuro non sarei qui ad Amburgo » . Michael Platini non porta rancore a Felix Magath. Sono trascorsi 27 anni dalla caduta della sua Juventus nella finale di Coppa Campioni che incoronò lAmburgo con una fucilata del pestifero regista mancino. Ieri, gli amburghesi lo hanno accolto con il tappeto rosso perchè la metropoli anseatica il 12 maggio ospiterà la finale di Europa League e il sogno generale è che quella sera il presidente della UEFA consegni la Coppa alla loro squadra del cuore, unica tedesca ancora in corsa con Fulham, Atletico Madrid e Liverpool.
In una solenne cerimonia nel quartiere portuale, loriginale del trofeo è stato consegnato in mattinata alla municipalità amburghese dai dirigenti dello Shakhtar Donetsk. Levento è stato celebrato facendo scorrere sul maxischermo della Fischauktionshalle i nomi di tutti i vincitori della competizione. Per cui, ecco spuntare il nome della Roma, conquistatrice della Coppa delle Fiere nel 1961. Era la Magica di mezzo secolo fa. E quella di oggi, che ne pensa il suo antico antagonista Platini? «E una grande sorpresa, siamo di fronte ad una rimonta che ha dellincredibile, una progressione impressionante di risultati utili. In ogni caso se una squadra è in testa alla classifica a cinque giornate dalla fine, vuol dire che se lo merita» .
I suoi collaboratori lo pressano ma lui non se la sente di liquidare con poche parole il clamoroso sorpasso giallorosso: «Allinizio la Roma era partita male. Poi è cambiata. Vedendola giocare, si è presto compreso che in Italia stava tornando alla ribalta una squadra di grande valore» . Si stringe nelle spalle, allarga le mani, non trova più le parole, letteralmente sbalordito. La Roma prima della classe di Ranieri lo ha ammutolito? «Ha saputo incalzare bene la capolista. Daltra parte lInter sembra soffrire il doppio impegno in campionato e in Champions. Probabilmente solo allultima giornata si conoscerà il vincitore del campionato» .




