Pep Guardiola, uno di noi si merita un’altra Champions

07/04/2010 alle 10:37.

Non sarà una gran fatica tifare per lui. Indipendentemente dal fatto che affronterà l’Inter (e non è poco, anzi è tanto se non tutto), Pep Guardiola avrà alle spalle il tifo di Roma per conquistare la sua seconda Champions consecutiva.

E per farlo al Bernabeu dovrà, per prima cosa, sbattere fuori l’Inter, avversaria in semifinale. Non sarà facile, dice qualcuno, specie da Roma in su.

Che si è divertito, ieri sera,a celebrare il tiro di Snejder che ha trafitto - in tutti i sensi - il del Cska. Chissà se quel qualcuno, pochi minuti più tardi, ha buttato un occhio sul Camp Nou, dove è andato in scena il show; 4-1 ai Gunners, poker per lui e bye bye a tutti.

Un giocatore sublime, un talento inimitabile che da solo ha annichilito l’, pure passato in vantaggio.
Un Dio del calcio. Punto. Che realizza un poker in un quarto di come se stesse giocando al campetto sotto casa.

«Un fenomeno assoluto», come l’ha definito più volte Francesco . Che di fenomeni se ne intende, essendolo lui stesso.

Un fuoriclasse guidato (sempre che ne abbia bisogno) da un altro fuoriclasse, seduto in panchina: Pep Guardiola. Uno che, con i suoi ragazzi, avrà adesso anche il tifo di Roma alle spalle.

In fondo questa à è nel suo destino: qui ha giocato, anche se per pochi mesi nel 2002-2003, predicendo l’esordio (contro il Como, a Piacenza) di , uno che nel centrocampo dei fenomeni targato non sfigurerebbe.

Di qui è Carlo Mazzone, uno degli allenatori che più gli è rimasto nel cuore e che ha sentito anche a maggio, poco prima di vincere la sua - per ora prima - . Una coppa alzata, neanche a ricordarlo, sotto il cie- lo tiepido di Monte Mario, in un Olimpico che sarebbe stato più bello solo se in campo ci fosse stata la Roma.

Ma il destino decise diversamente e a piangere nella notte dei sogni fu solo Pep.

Che poi, con i suoi ragazzi, andò a festeggiare a Villa Aurelia. Party per pochi, selezionatissimi, invitati.

E, come è tradizione delle feste, qualche imbucato ai tavoli. Un ragazzo, in particolare, tifosissimo della Roma, gli si è avvicinato: «Sei un grande - sono state le sue parole - sono stato troppo contento della tua vittoria».

Lui ha sorriso, ha bevuto un sorso d’acqua e sotto lo sguardo di Henry, ha replicato:«E io sono contento che tutto questo sia successo qui, a Roma. Vi ho fatto un regalo, ho battuto il Manchester».

Adesso non resta che farne un altro: eliminare l’Inter, possibilmente mantenendo tutto in bilico fino alla semifinale di ritorno.