New look per Totti e dieta per Ranieri

18/04/2010 alle 10:42.

IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Aspettando il derby, anche per scaramanzia, niente è diverso dalle altre vigilie. A Trigoria, nonostante le barriere per tener distanti i tifosi e concentrati i giocatori durante l’allenamento, lo stesso programma visto per una stagione, quella della rincorsa. Orari, appuntamenti, riunioni, allenamenti, messa (e sacerdote, don Fortunato Frezza) e pasti.

Uno, però, va controcorrente. Per spezzare la monotonia di riti e tradizioni da non modificare perché è meglio così. E’ il capitano. Che sul più bello e per l’occasione decide di cambiare look. Nel primo pomeriggio, anche per ingannare l’attesa, va dal barbiere e si aggiusta il capello. Accompagnato da Ilary, sceglie un taglio leggero e liscio, nel senso che non permette di affondare troppo sulla chioma, subito dopo stirata come una camicia per una serata di gala (gara?). Mini-tiraggio, per un’acconciatura simile a quella di Amauri. Non si nasconde ed è giusto che sia così.

Okay la pressione per la sfida con la Lazio, ma perché esagerare? Il capitano si sposta, con la moglie, nel suo quartiere e sconfina, girando in macchina, anche oltre. Come fosse un sabato qualsiasi, come tanti altri e di tanti altri. Non è così, lo sa bene, ma opta per viverlo senza limitazioni, quelle che spesso gli toccano in campo. Normale la visita dal barbiere di fiducia. Scontato che qualche tifoso si accorga della sua presenza. E che uno gli urli in faccia: «Faje male, Francè». «Me so’ fatto i capelli apposta».

La prima risposta, la più banale, è sempre quella che conta. E va dritta al cuore angosciato di chi pretende certezze dal capitano. Claudio Ranieri si affida, invece, al percorso più comodo, soprattutto a metà giornata, quando spezza la vigilia e torna per qualche ora dalla sua signora. Si mette alla guida del suo piccolo Suv e, partendo dai Parioli, sceglie al mattino di fare il Lungotevere e di riattraversare poi il Fiume davanti a Testaccio. E’ nato a San Saba e ogni giorno, o quasi, passa, anche se non si ferma, da casa. Dopo l’allenamento e la conferenza stampa, il pranzo che, a cronometrarlo, ha i tempi del fast food. Il tecnico è a dieta, non si abbuffa mai, al ristorante va al massimo una volta a settimana. Risale in macchina e, stavolta, tornando indietro, dalla Laurentina imbocca il GRA direzione Salaria. A metà pomeriggio, quasi l’orario di questo derby, eccolo di nuovo verso Trigoria, per il ritiro prima di cena.

Di formazione parla con i singoli e i collaboratori per tutta la settimana, ma il vertice che conta è dopo il caffè che apre la notte della verità al Bernardini. Con il suo staff, cercando consigli da Damiano e Pellizzaro, comunque confrontandosi con loro. Se ai giocatori, nelle orazioni della lunga vigilia del derby, predica di lasciare a casa (o a Trigoria) l’angoscia da risultato e la pressione della sfida, con i suoi uomini discute di tattica. Va a letto tenendo in bilico due giocatori e di conseguenza due opzioni. Il ballottaggio, è tra Toni e Taddei.

Il centravanti chiama il tridente pesante e il 4-4-1-1, utilizzato a Bari e con Vucinic largo a sinistra; il brasiliano significa il ritorno al rombo, cioè al 4-3-1-2, con Perrotta incursore alle spalle di Toni e Vucinic, per liberare Pizarro, fonte di gioco, o costringere Rocchi a seguire il regista cileno. Questa seconda ipotesi regala equilibrio e supremazia a centrocampo.

Ma con tre attaccanti, quali essi siano, l’enplein della Roma nelle ultime 5 gare. E Toni, spiazzato dall’esclusione in extremis con l’Atalanta, vanta un credito, dopo un colloquio a quattr’occhi con Ranieri, lunedì scorso: digerita male la panchina, ora ha di nuovo fame. Da sfogare subito, in campo.